(U. Trani) C’è sempre la prima volta. Garcia si presenta al San Paolo per inseguire il Napoli. Con il suo amico Benitez, capace di batterlo qui 3 volte su 3 (2 in campionato e 1 in Coppa Italia, senza prendere gol), non è mai successo. La Roma, scivolata al 4˚ posto, conosce bene quanto sia insidioso questo 16˚ turno. Dopo la sosta di novembre, solo 2 punti in 3 partite (3 in 5 se si conta la Champions). La frenata ha permesso alla Juve di riavvicinarsi, alla Fiorentina di allungare e all’ Inter di scappare. Il match di fine pomeriggio (ore 18), dunque, conta più per i giallorossi. Che non si possono permettere di sbandare davanti al Golfo.
COMPORTAMENTO DA BIG
La Roma, fischiata dal suo pubblico mercoledì nonostante la qualificazione agli ottavi di Champions, cerca l’impresa contro il Napoli terzo per uscire dalla crisi che è di risultati e di idee. Non vince dall’8 novembre, quando superò la Lazio. Proprio dal derby deve ripartire. Perché le gare più complicate finora non le ha mai sbagliate. I successi contro la Juve e la Fiorentina, ma anche il ko di Sans Siro contro l’Inter, con il portiere nerazzurro Handanovic migliore in campo. Anche se l’ultima rete su azione, in questo torneo, l’ha segnata contro la Lazio, più di 1 mese fa, arriva al San Paolo con l’attacco migliore: 30 reti (13 in trasferta per il top anche nel rendimento esterno). Garcia, insomma, ha ricevuto dalle sue punte più di Sarri che, oltre al record delle 6 vittorie su 6 in Europa League, ha comunque contato già 50 reti nelle 2 competizioni (28 in campionato), permettendosi il lusso di Higuain capocannoniere con 14 gol. La differenza, al momento, non è in classifica, solo 3 punti, ma nel gioco. Il Napoli è più squadra della Roma. Che si appoggia sempre e solo ai solisti. Recuperata l’imprevedibilità di Gervinho e Salah, adesso deve ritrovare l’equilibrio, attraverso la compattezza e il pressing. Per migliorare la fase difensiva (già 34 gol incassati, contando i 16 in Champions) e non essere fragile davanti al 4-3-3 di Sarri.
MEGLIO SPREGIUDICATA
Garcia ha convocato Gervinho. Come contro il Torino e il Bate, nelle ultime 2 partite. Nella prima è uscito a metà del primo tempo, nell’altra si è chiamato fuori durante il riscaldamento. L’ivoriano si è allenato solo parzialmente con i compagni. Per precauzione. L’intenzione, fin da inizio settimana, è abbastanza chiara: venire qui con Salah e Gervinho e optare per il 4-1-4-1. Come a Firenze, per intendersi. Con gli stessi interpreti. E come contro il Bayer al ritorno. L’unica volta, in 21 partite, in cui l’allenatore ha replicato la formazione. Lo stop di mercoledì ha intralciato il piano del francese che, proprio come contro la Fiorentina di Sousa, vorrebbe spaventare con i 2 contropiedisti la linea a 4 di Sarri, con l’obiettivo di farla abbassare. Se l’ivoriano partirà in panchina, magari per la staffetta con Salah che ancora non è al top, possibile nuova chance per Iturbe (Iago Falque c’è, ma non sta bene), anche per non rinnegare l’idea iniziale. Ma, senza Gervinho, sembra più credibile la modifica del sistema di gioco: dentro Vainqueur, con Pjanic trequartista, nel 4-3-1-2, alle spalle di Dzeko e Salah. Pallotta, intanto, è già volato a casa. Non è andato a Trigoria (ultima volta il 28 febbraio) e nella capitale ha visto solo Totti: «Lo adoro: il mio più grande dispiacere non averlo visto giocare fin da ragazzino. Una leggenda».