Al termine del match contro lo Spezia, l’unico a mettere la faccia dopo la debacle romanista è stato Morgan De Sanctis. Da tempo il portiere ha un ruolo di capitano non giocatore, scrive la Gazzetta dello Sport: scende poco in campo, ma è una delle colonne del gruppo. Ieri, ad esempio, ha rimproverato ad alta voce Rüdiger e Maicon per come avevano fatto — male — il fuorigioco, quando le cose non vanno ci mette la faccia, ma anche lui fatica a trovare soluzioni alla crisi della Roma: «È evidente che dobbiamo tutti metterci qualcosa in più. Parlo di fiducia, dinamicità, freschezza e voglia di prendersi delle responsabilità, senza limitarsi a fare il compitino. Da quando siamo tornati dalla sosta abbiamo sempre sofferto: a Bologna c’era l’alibi del campo, a Torino è vero che l’arbitro poteva vedere meglio, con l’Atalanta abbiamo meritato di perdere e a Barcellona abbiamo subìto un’umiliazione, per questo dico che dovremmo tutti dare qualcosa in più».
De Sanctis non sa dire di preciso cosa, ma sa dire di preciso come e con chi se ne esce: «Abbiamo piena fiducia in Garcia e non abbiamo dubbi su quello che fa l’allenatore. Per me non ci sono alternative». Il problema, allora, qual è? È fisico o mentale? «Non credo sia qualcosa che riguardi la condizione, dal punto di vista psicologico è evidente che non riusciamo a venire fuori da questa situazione. Manca fiducia e spavalderia nelle giocate che sono nelle corde di tanti nostri giocatori. In alcune situazioni non cerchiamo la giocata o magari viene provata senza convinzione, così non si è brillanti e non si mettono in difficoltà gli avversari. Allo Spezia va dato atto di aver fatto una partita coraggiosa, ma oggi non dire che si doveva fare di più significherebbe prendere in giro i tifosi e noi non lo vogliamo fare».