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LA REPUBBLICA La Roma nella bufera, insulti e minacce. Garcia senza sostituto

Garcia
Garcia

(M. Pinci) Il tempo che Trigoria fa passare senza prendere una decisione è solo apparentemente vuoto. Pieni d’odio sono invece i messaggi sparpagliati per la città dalla contestazione ultrà. I giorni più caldi di Garcia e della Roma s’infiammano di conversazioni transoceaniche per individuare l’allenatore del futuro e di minacce scritte sui muri della capitale. “Undici calciatori, undici bare”, il graffito macabro firmato “asr” lungo la strada dalle parti di Trigoria. E poi i manifesti affissi sui cartelloni pubblicitari, acquistati da qualcuno per dire a tutta la Roma: «Non meritate questa maglia e questa città, indegni. Tutti colpevoli: giocatori e società». Oppure: «Noi romani e romanisti vi urliamo: indegni, ominicchi senza palle». Che sia in atto un attacco quasi strategico lo dimostrano quella sessantina di imbecilli che hanno pensato di rovesciare la loro rabbia persino sulla cena benefica di Natale, organizzata per raccogliere 60mila euro per i bimbi disabili, organizzata giovedì dalla fondazione Roma Cares: un uovo contro il pullman dei calciatori, tante offese, qualche sputo, forzando balaustre e la resistenza degli uomini della Digos.

Uno colpo diretto alla squadra evaporata, proprio mentre questa cerca di ritrovarsi tra il ritiro a singhiozzo e la cena collettiva. Una spinta al barcollante Garcia, visibilmente sfinito, con tanto di battute da parte di qualche calciatore che forse ha già colto l’aria che tira intorno a lui. Domani, in un Olimpico svuotato e ostile, pronto a fischiare la Roma e la sua guida, il Genoa si presenta come capolinea fissato per il tecnico. Costretto oggi a sostenere una surreale conferenza da tecnico sfiduciato e virtualmente esonerato.

Il club infatti ha iniziato domenica sera a valutare soluzioni alternative, innescando un continuo confronto con Boston. La ricerca è complessa, i nomi preferiti dal club non accettano di restare da qui a giugno senza uno straccio di garanzia per il futuro. A fine stagione l’onda del fallimento rischia di travolgere tutti, compresi i dirigenti Baldissoni e Sabatini. Che intanto con Pallotta dovranno scegliere tra due strade: accettare di rinunciare a Conte, il prescelto per guidare la Roma nella prossima stagione, virando subito su uno tra Spalletti e Bielsa, che pretendono impegni lunghi. Oppure insistere con un traghettatore (proposto Panucci) fino a giugno, per non doversi aggrappare a un’eventuale vittoria di Garcia prolungando ancora, fino a quando chissà, la convivenza da separati. Lui continua a credere che una resurrezione possa fargli guadagnare tempo, ossigeno, o almeno tenerlo ancora appeso alla panchina.

Intanto la crisi miete una prima vittima: Iturbe, il giocatore simbolo della sfida lanciata alla Juve più di un anno fa, saluta e va al Watford per 19 milioni, divisi tra gennaio e giugno, quando gli inglesi di Pozzo eserciteranno un riscatto obbligatorio. Basterano una manciata di presenze. «Se Iturbe ha fallito un colpevole c’è», dice l’agente dopo una cena con Sabatini. Un indizio, forse, del crollo della stima, di tutti, per l’esautorato Garcia.

 

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