Il «deus ex machina» del nuovo corso della Roma – riporta la Gazzetta dello Sport – pare essere Diego Perotti, che ha già stregato il tifo giallorosso. L’argentino, piazzato dietro le punte, ma anche spesso in posizione di «falso nove» si è mosso molto bene. Se mai, Spalletti gli ha solo sottolineato come tendesse ad abbassarsi troppo e a non fare pressing sul portatore di palla avversario. Ma l’allenatore ha apprezzato così tanto il suo palleggio che a fine partita ha detto pure come Perotti potrebbe essere schierato persino al posto di Pjanic.
Effetti collaterali? Uno su tutti: questa squadra (assai bella) per funzionare bene deve correre molto, e non sempre le condizioni di forma lo consentono per tante partite consecutive. Morale: a volte il centravanti che tiene palla, fa salire la squadra e respirare la difesa serve, per non parlare quando in casa si deve scardinare difese chiuse. E allora si torna a Dzeko.
A dispetto della sostituzione, infatti, Spalletti ha un’enorme stima del bosniaco. Dopo la vittoria col Sassuolo, a uno sventurato (non un calciatore) che faceva dell’ironia sull’assenza di Dzeko in concomitanza con la nascita di sua figlia Una, l’allenatore ha risposto a muso duro: nessuno si azzardi a fare ironia su Edin che è un campione ed un eccellente professionista; se la Roma nella storia ne avesse avuti tanti così, avrebbe vinto una ventina di scudetti.