(A. Pugliese) – La qualità, avercela. Quella della vita, da queste parti, è in calo sensibile: il Sole 24 Ore, giusto poche settimane fa, ha retrocesso la città di Roma dal 12° al 16° posto in Italia. Meno quattro, parametrata sulla classifica della Serie A vorrebbe dire poco sotto il terzo posto, l’obiettivo Champions. Tutto torna, perché quattro sono pure i punti di ritardo dalla Fiorentina. E allora Luciano si adegua. La qualità che perde una città neppure più degna di avere un sindaco tutto suo, Spalletti prova a rimetterla nella squadra. Nella Roma che gioca. E che ha scelto di battere una strada che pareva abbandonata. Più qualità metto, più giocatori educati con il pallone tra i piedi piazzo tra gli 11, maggiori saranno pure le chance che il giocattolo che sto costruendo funzionerà. Ragionamento filosoficamente neppure troppo complicato. Ma a Trigoria ci si era via via abituati a cercare le scorciatoie, che per definizione possono essere occasionali, non certo la soluzione di tutti i mali.
AL BACIO – Troppo facile, in fondo, affidarsi ai centometristi invece che ai calciatori. Al muro davanti alla difesa piuttosto che a un regista. A un centrale bravo in marcatura, e pazienza se ha il piede ruvido. Spalletti ha ribaltato il concetto. Il bacio che il tecnico regala a Pjanic ogni volta che il bosniaco si avvicina alla panchina vale come immagine precisa, una parte per il tutto. Perché tutto parte da lì. Dalla scelta di affidare la regia al bosniaco, qualche metro più indietro a dettare i tempi, a costo di perdere qualcosa nella fase di non possesso. Qualità, quella che aggiunge Zukanovic in un reparto che difettava proprio nel far partire pulita l’azione, concetto comunque a qualsiasi squadra che ambisce a diventare grande. «Spalletti dice che sono lento? Sì, ma sono intelligente e copro bene gli spazi – ha detto il bosniaco –. Lo Stoccarda? Non volevo cambiare un’altra volta Paese». La qualità fa rima pure con De Rossi, arretrato in maniera stabile e non solo per emergenza. Si sposa bene con El Shaarawy e Perotti, che hanno preso il posto di Gervinho e Iturbe, due su cui era fondata la Roma di una stagione fa: tanta corsa, poca testa. «Essere qui è un onore, una squadra così grande non capita tutti i giorni – ha spiegato l’ex genoano –. Spero di riconquistare la maglia dell’Argentina».
FUORI STROOTMAN – Una maglia la cerca pure Kevin Strootman, che oggi tornerà in campo (ore 14.30) con la Primavera, primo test verso il completo recupero. L’olandese non ha però fatto in tempo a convincere Spalletti e rientrare nella lista Uefa. Da Nyon è infatti arrivato un «no» alla richiesta della Roma di aggregare anche l’olandese, ovvero un giocatore già tesserato ma non inserito a settembre, oltre ai tre nuovi acquisti. E così a Trigoria hanno preferito scegliere giocatori subito pronti per il Real Madrid: Zukanovic, Perotti ed El Shaarawy. Tre di qualità, in ogni caso.