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IL MESSAGGERO Mire, quel gol che ha fatto piangere il Bernabeu

Pjanic
Pjanic

(S. Carina) “Sopravvalutato, non è un leader, gioca due partite sì e tre no…”. Sono le critiche che spesso e volentieri Pjanic è costretto ad ascoltare o leggere sul suo conto. Opinioni rispettabili ma che non sono suffragate dai numeri. Senza Pjanic, quest’anno la Roma sarebbe ancora più indietro in classifica. Lo pensa anche il sito di statistiche Opta che qualche settimana fa ha stilato la classifica dei top 11 della serie A nel girone d’andata. Nonostante la Roma non abbia brillato, il bosniaco è ancora una volta presente. Dov’è allora l’errore? Forse nel fatto che Miralem rischia di diventare uno di quei calciatori dei quali si nota la mancanza soprattutto quando non ci sono. L’ultimo esempio lo si è avuto venerdì a Modena. Nel primo tempo la manovra della Roma è apparsa involuta, cristallizzata per vie centrali, pronta a infrangersi continuamente contro il muro eretto dal Carpi. Spalletti lo intuisce e all’intervallo si gioca la carta Miralem: dentro l’ex Lione che va in cabina di regia. La Roma passa al 4-1-4-1: Vainqueur scala davanti alla difesa, Perotti e Salah si allargano sulle fasce. Poi segna Dzeko, Salah regala l’assist all’ex City e sigla la rete che chiude i conti, Spalletti viene elogiato per la quarta vittoria consecutiva e si fa presto a dimenticare l’apporto di Pjanic. Che invece risulta essere fondamentale.

PLAYMAKER PER FORZA – Sembra essere un po’ il suo destino. O incanta con una magia su punizione oppure le prestazioni del bosniaco faticano ad essere comprese e valutate. Nel suo dna è come se ci fosse scritto che deve stupire per forza. Non la pensa così Spalletti che dal suo arrivo gli ha chiesto di fare cose semplici, arretrandone il raggio d’azione e trasformandolo in playmaker. Pjanic inizialmente ha faticato: Oggi stava dieci metri più avanti mentre gli avevo chiesto di stare più dietro per comandare il gioco, la reprimenda pubblica di Lucio dopo il 3-1 al Frosinone, proprio al termine della gara dove il calciatore aveva ritrovato il gol. Ma al tecnico è importato poco. Pjanic non è un metronomo alla Pizarro ma con le sue caratteristiche deve comunque far girare la squadra: Mi si ripete spesso che Mire sarebbe sacrificato. È corretto e giusto tutto, dipende però dove si tira e dove si molla. Abbassando De Rossi in difesa, avere Pjanic in gestione palla dovrebbe dare la possibilità alla squadra di allungarsi di quei dieci metri dopo la riconquista palla sul fraseggio corto, dove lui è un maestro – ha spiegato il tecnico nel post Juve-Roma – Se non c’è lui lì, non la sai far girare bene come dovresti e non fai in tempo a fare quei venti metri necessari a riaprire la squadra. Chiaro, no?

QUELLO STRANO FEELING – Mercoledì ritrova il Real Madrid. Nel 2009, quando militava nel Lione, proprio un suo gol agli spagnoli a 15 minuti dal termine regalò la qualificazione ai quarti. Inserimento da dietro, per ritrovarsi al posto giusto nel momento giusto. L’avventura del Lione si fermò poi alle semifinali contro il Bayern Monaco ma «quella rete, in uno stadio unico – ha ricordato recentemente in un’intervista all’AS Roma Match Program – ha reso speciale quella partita che è diventata negli anni la gara che ricordo con più piacere in Europa». Passato e presente in Champion, futuro chissà. Inutile girarci intorno: se la Roma non dovesse centrare il terzo posto, Mire sarebbe uno degli indiziati a lasciare la capitale. Stavolta c’è una clausola rescissoria (circa 40 milioni di euro) da poter esercitare nella sessione estiva. E non è un caso che il Real già abbia mosso, smentite a parte, qualche passo. Meglio allora non pensarci e sperare nel doppio confronto in un’altra magia.

DE ROSSI SI CANDIDAIntanto Manolas, Torosidis e Salah hanno svolto interamente l’allenamento di ieri. De Rossi ha effettuato invece lavoro differenziato (parte atletica sul campo, fisioterapia e lavoro in palestra) ma nonostante avverta ancora un lieve fastidio, vuole esserci. Parola a Spalletti.

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