(M. Cecchini) – Il 14 dicembre le previsioni del meteo calcistico romano volgevano al brutto. Il pareggio del giorno precedente consumato al San Paolo contro il Napoli sembrava il classico raggio di sole che all’improvviso sbuca tra le nubi. D’altronde, difficile sorprendersi visto che i giallorossi di Garcia nell’ultimo mese avevano collezionato una serie di passi falsi in campionato culminati nella sconfitta interna contro l’Atalanta e, in Champions, nel fischiatissimo pareggio interno col Bate Borisov che pure era valso la qualificazione agli ottavi. Insomma, il sorteggio di Nyon – che aveva accoppiato alla Roma il Real Madrid – era parso l’ultima beffa di una sorte contraria. Invece era stata la penultima, visto che due giorni più tardi l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano dello Spezia sembrò quasi il punto di non ritorno.
IL RIBALTONE – Ma poiché la vita è imprevedibile, appena 64 giorni più tardi a Trigoria si respira un’aria completamente differente. Merito di Spalletti e delle 4 vittorie consecutive che hanno fatto riaffacciare i giallorossi in zona Champions? Certo, ma il cambio di vento ormai è arrivato lontano, fino alle estreme propaggini del tifo, tant’è che domani sera all’Olimpico sono attesi circa cinquantamila spettatori, cifra orma chimerica anche negli ultimi match decisivi giocati in Champions. Tutto sommato, la cosa può sembrare persino un paradosso se si pensa che il 14 dicembre la vetta della Serie A era lontana solo 7 punti e adesso invece 10, ma al cuore non si comanda e questo lo potrebbero sottoscrivere anche a Madrid.
EFFETTO ZIZOU – Alla vigilia del sorteggio di Nyon, infatti, lo schizofrenico Real di Benitez era fresco di sconfitta contro il Villarreal (1-0), ma subito prima e subito dopo vinceva 8-0 contro il Malmoe e 10-2 contro il Rayo Valleçano. Ovviamente tutto questo non sarebbe bastato per far rinnamorare il mondo dei blancos del povero Rafa, che di lì a poco sarebbe stato giubilato a favore della storia Real fatta persona, ovvero Zinedine Zidane. E anche per lui, pazienza se adesso i punti di distacco dal vertice sono 4 (con una partita in più giocata) contro i 5 del 14 dicembre. Il calcio è una storia d’amore e come tale vuole essere trattato; perciò il Real adesso sembra essere in sintonia – se non con la classifica – almeno con se stesso.
FEDE ROMANISTA – L’impressione, però, è che la corazzata di Zizou domani dovrà stare attenta, perché il cambio di umore lo hanno percepito anche i giocatori giallorossi. Tre esempi per credere. «Il Real è favorito per la vittoria finale – dice Perotti – ma giocare all‘Olimpico non è mai facile. Abbiamo delle possibilità per eliminare la squadra di Zidane. Siamo in grado di fare un risultato a sorpresa, ma dovremo esercitare pressione sui loro centrocampisti centrali». Non basta. Iago Falque non molla più neppure il sogno scudetto. «Finché non sarà aritmeticamente impossibile continueremo a provarci. Adesso però pensiamo al Real. Il Barcellona era più difficile da affrontare, mentre i blancos hanno dei punti deboli di cui potremo approfittare per qualificarci noi ai quarti». Infine così chiude Keita. «Sarà una partita difficile, ma non impossibile, il Real ha già perso qualche partita».
IDEA 4-1-4-1 – E allora avanti così, meglio affrontare «Cristiano Ronaldo & Co.» col sorriso dei giorni migliori, anche perché in pratica (Strootman e Gyomber a parte) Spalletti ha ritrovato tutti i suoi. Perciò adesso sono arrivate le ore della ricerca alchemica per definire la tattica migliore. Ieri, ad esempio, è stato provato il 4-1-4-1 col rientrante De Rossi davanti alla difesa. Certo, così si dovrebbe accomodare in panchina un «senatore» come Keita (che tra l’altro a Carpi ha anche riposato), ma c’è ancora tempo per le scelte definite. Se è la testa che comanda – antico mantra spallettiano – ciò che conta davvero è crederci. E quel melanconico 14 dicembre, adesso, sembra davvero lontanissimo.