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REPUBBLICA Quando Garcia scoprì il regno del 10: “Vidi il suo ufficio e dissi: addirittura!”

Totti e Garcia
Totti e Garcia

(R. Garcia) – La mia prima visita al centro sportivo di Trigoria mi diede subito un’idea di quello che rappresentava Francesco Totti per la Roma. Non c’era molta gente, tranne una parte del personale amministrativo che aveva iniziato a lavorare prima del ritorno dei giocatori dalle vacanze, previsto per qualche giorno dopo. (…)

Negli spogliatoi, dall’aspetto spartano, tutti gli armadietti erano vuoti. Tutti tranne uno: quello di Francesco. Varie foto di Totti in azione decoravano il suo armadietto rimasto aperto, dove erano ammassati numerosi libri e doni ricevuti. Tutto era accessibile, quasi esposto a chi entrava nella stanza. Il suo armadietto stracolmo di tanti oggetti diversi contrastava con quelli degli altri giocatori, completamente vuoti. Anche durante la pausa estiva, Francesco sembrava abitare con la sua presenza il silenzio di quei luoghi. Era una sensazione strana, la prova che Totti, alla Roma, occupa un posto unico. Questa sensazione si rafforzò quando mi presentai al primo piano dell’edificio principale, dove, su entrambi i lati del corridoio, una serie di uffici era riservata ai vari servizi del club.

Avanzando ne scoprii uno singolare, con una caratteristica che attirava l’attenzione: mentre pochi poster o quadri decoravano le pareti, per lo più spoglie, proprio accanto alla porta di questo ufficio troneggiava un pannello di circa due metri quadrati, che raggruppava disegni realizzati dai bambini in onore di Totti. Era l’ufficio di Vito Scala, una persona che i dirigenti avevano menzionato nelle nostre conversazioni dei giorni precedenti. Dipendente del club, e retribuito come tale, Vito svolge alla Roma una funzione estremamente precisa: è il preparatore atletico ufficiale di Francesco. Un preparatore polivalente, poiché si occupa anche di molte altre cose, tra cui i rapporti di Totti con la stampa. Da molti anni si dedica esclusivamente a lui e nessuno trova niente da ridire su una prestazione individuale che non sconvolge la vita collettiva del gruppo. Entrando nel suo ufficio, dove feci una rapida incursione, rimasi sbalordito dall’incredibile spettacolo che mi si parò davanti. Mi uscì spontaneamente dalle labbra un “Addirittura!”, espressione che traduceva il mio stupore. Credevo di trovarmi in un museo dedicato a Francesco Totti.

C’erano le innumerevoli maglie che aveva scambiato con i più grandi giocatori del pianeta, una moltitudine di gadget che lo raffiguravano, una profusione di manifesti sui muri e un pupazzo di cartone che rappresentava Francesco, a grandezza naturale, in tenuta da gladiatore! Allucinante. Avevo pensato, quasi divertito: “Caspita! Un giocatore in attività che dispone di una stanza personale all’interno del suo club. Davvero niente male”.(…) Totti sembrava assolutamente imprescindibile, e lungi da me l’idea di farne a meno. Sarei stato stupido a non rivolgermi prima di tutto a lui.

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