(G. Piacentini) – E se il 4-4-2 «a rombo», visto con il Palermo, fosse il 4-2- 3-1 dello Spalletti 2.0? Ci sono pochi dubbi sul fatto che la Roma vista domenica sera sia stata la migliore degli ultimi mesi, non solamente per il risultato più largo della stagione (quello precedente era il 5-1 contro il Carpi della gara di andata), ma per la qualità del gioco espresso. Un motivo, sicuramente, è la pochezza tecnica del Palermo: una squadra in balia degli eventi che, con la sconfitta dell’Olimpico, è stata risucchiata nella lotta per non retrocedere. Un altro, più tattico e legato alla Roma, è che, per la prima volta da tempo, Spalletti non ha dovuto utilizzare calciatori fuori ruolo. Non può essere un caso, perciò, che le prestazioni di alcuni singoli ne abbiano beneficiato. Chi ha sfruttato maggiormente il cambio di modulo è stato Edin Dzeko. Il centravanti bosniaco ha realizzato la sua prima doppietta da quando gioca in Italia, portando ad 8 reti il suo bottino complessivo, tenendo conto anche delle due reti realizzate in Champions.
Ha sbagliato un gol clamoroso a porta vuota (il video ieri è diventato virale e ha fatto il giro dei social), ne aveva segnato un altro poi annullato per fuorigioco e ha servito l’assist per il primo gol di Salah. Ci sono tutti gli ingredienti, insomma, per dire che è stata la sua migliore partita da romanista. Una prestazione favorita dal modulo che lo ha visto attaccante di riferimento, con una seconda punta come Salah a girargli intorno e un trequartista come Pjanic alle sue spalle. Proprio l’egiziano e Miralem sono gli altri due calciatori che hanno tratto maggiori vantaggi dal «rombo». Liberato dal compito di dover coprire la fascia anche in fase difensiva, Salah, 3 gol e 2 assist nelle ultime due partite, ha realizzato una doppietta che lo ha portato in doppia cifra (9 gol in campionato più uno in Champions). Pjanic, invece, senza dover fare il mediano e rincorrere gli avversari come gli era capitato con il Real, ha potuto liberare tutta la sua fantasia, che ha messo a disposizione dei due attaccanti. Il resto è stata solo una conseguenza: due terzini «veri» come Maicon e Florenzi, due marcatori al centro, un regista (Keita) davanti alla difesa e due incursori a centrocampo come Nainggolan e Florenzi. Una semplicità che dentro al campo può essere anche sinonimo di normalità, cioè quello che Spalletti vuole riportare a Trigoria.