(R. Buffoni) – La contrapposizione non è Totti-Spalletti, ma Totti-Roma. Hanno sbagliato coloro che allo stadio hanno litigato, in qualche caso arrivando fino alle mani, per sostenere il capitano o l’allenatore. Il «rispetto» invocato da Totti va inteso come «chiarezza» richiesta alla società. Dal colloquio di dicembre con Pallotta, a cui Francesco si recò da solo e in cui comunicò la sua scelta di voler giocare ancora, nulla è più accaduto. Fino all’intervista bomba. Il danno sta nell’ennesima spaccatura fra tifosi, cosa che accade sempre più spesso. Dal dogmatico «la Roma non si discute, si ama» scritto sul colletto delle maglie, si è passati alle diatribe sulla data di nascita (fra chi ha accettato quella nuova del 7 giugno 1927 – ricavata da testimonianze e giornali dell’epoca – e chi è rimasto ancorato al tradizionale 22 luglio); sullo stemma (in molti rivorrebbero quello con ASR); e sulla Curva Sud (in sciopero da mesi per la protesta contro le barriere divisorie) e chi vorrebbe che tornasse a tifare per il bene della squadra. Insomma, manca solo che nascano frange a favore di Alba, Roman e Fortitudo per chiamarla Dissociazione Sportiva Roma. Per cercare un trait d’union coi tifosi è stato assunto Nela, dopo aver cercato inutilmente di coinvolgere Falcao. Ma se non si troverà una strada comune da imboccare con Totti, a questa società verrà meno un altro (l’ultimo?) simbolo d’appartenenza