Queste le parole dell’attore e regista toscano Leonardo Pieraccioni su Facebook dedicate a Francesco Totti:
“Non m’intendo di calcio, non ne so niente, non mi ha mai appassionato se non quando a dieci anni mi ci porto i’ mì zio ed io per 90 minuti mi gasai guardando solo i tifosi che facevano i cori invece che guardare la partita. Poi ci sono tornato qualche volta in tribuna invitato da Cecchi Gori e da li mi gasavo solo a guardare le mogli dei dirigenti e dei calciatori che mi garbavano molto di più assai della partita e dei tifosi che facevano i cori. Premessa doverosa perchè vorrei parlare di Francesco Totti e se la mia analisi fosse sbagliata è perchè, appunto, non me ne intendo. Totti è stato un grande in campo e nella vita ha fatto e fa tante opere di beneficienza che lo rendono una persona ancora più eccezionale. Ecco, però, ora leggo che vuol giocare un altro anno, che però non si trova d’accordo, che addirittura da un allenamento lo hanno escluso, insomma una roba così, no…‘un va bene. E allora mi permetto di suggerirgli io un finale di partita alla sua altezza, dopodichè farà il dirigente, l’allenatore, ecc.ecc.
Ecco il piano:
Lui deve giocare ancora fino al prossimo rigore per la Roma. A quel punto fanno finta che lo batta un altro che poi all’ultimo invece si volta, fa un piccolo inchino davanti a lui e con la manina gli dice “prego Capitano”. Lui arriva al dischetto, si mette le mani sui fianchi, sorride, sta fermo. In silenzio. L’arbitro lo guarda come dire “oh?! Daje”, lui guarda l’arbitro come dire “ma che ci hai fretta?”, poi prende una rincorsetta, lo Stadio è congelato, si sente solo il tocco morbido di un suo cucchiaino che colombella preciso nell’angolo in alto a destra. Poi si deve sentire solo il portiere che è rimasto immobile e che sottovoce dice:“diiiio bonino”.
Boato dello Stadio.
Totti si alza la maglietta dove davanti c’è scritto “e ora trovatevene un altro come me… – e dietro – …se vi riesce”.
Poi dalla panchina – mi rendo disponibile –parte uno di corsa che gli porta uno smoking, lui se lo mette ed in smoking e scarpette da calciatore se ne va verso gli spogliatoi…
…prima di uscire si volta, guarda lo Stadio fa un piccolo inchino, tutto lo Stadio gli rifà un piccolo inchino, tutti quei tifosi di tutte le squadre che non sopportano che un giocatore faccia il primo tempo con una maglia e il secondo con la maglia dell’altra squadra, gli rifaranno un piccolo inchino. Tutti quegli sportivi stanchi di vedere mezze cartucce che si atteggiano a star e poi fanno un gol a semestre, gli rifaranno un piccolo inchino.
A quel punto lui esce dal campo ed entra dove è già: nella leggenda”.