(L.Pellicone) -Vivere una favola. Un sogno. Una storia da “calcio pulito”. La parabola di Coly Keba, classe 1998 aggregato da due mesi alla primavera della Roma, inizia da lontano. Precisamente da Dakar, Senegal. Sì, dall’Africa. Si smorzino subito facili ironie: Keba è un ragazzo modello, figlio di un una insegnante e di un ufficiale dell’esercito locale. Si trasferisce, in Italia, un anno e mezzo fa, a Montesilvano per studiare.
In Abruzzo, Keba studia, gioca, si diverte. Se la cava benissimo con i libri. Nessuna insufficienza. Ancor meglio, però, con il calcio. Palla al piede, le lodi fioccano. Gioca in prima categoria, nello Spoltore, società affiliata alla Roma. Impressiona gli addetti ai lavori, rapiti dai suoi centottanquattro centimetri di forza e agilità. Prima punta o esterno largo a destra. Fa poca differenza. Keba fa a spallate con il mondo, è abilissimo in acrobazia, punta e salta spesso l’uomo nell’uno contro uno. Abbastanza per convincere la Roma a visionarlo. Sabatini non ci pensa due volte: provino superato.
Keba prepara le valigie. Si va a Roma. Anzi, prima in America. Il suo destino si compie a metà dicembre scorso: nella tournée americana, Keba segna 5 reti e stupisce tutti per la capacità di fare reparto da solo, l’abilità in fase di finalizzazione. Spesso in acrobazia, specialità della casa.
É gennaio 2016. Ad appena 18 anni Keba ha già vissuto tre vite. Una in Africa, l’altra in Abruzzo, adesso a Roma. Senza scomporsi. Da Trigoria, arrivano solo elogi. Proprio come da Pescara. Keba è descritto come ragazzo serio, educato, scrupoloso, studioso. Una eco delle parole di Rocco Palumbo, patron del Pescara Sud, che rilascia dichiarazioni al miele, aldilà dell’aspetto tecnico: “Keba è un 1998 che ha un altro passo rispetto ai pari età. Ha margini di miglioramento e, sopratutto, è un ragazzo umile e intelligente. Gli auguro il meglio”.
Adesso è affidato alle cure di Alberto De Rossi. Il tecnico della Primavera giallorossa non si sbottona facilmente. L’ha definito “interessante”. Un complimento non da poco. Un primo passo verso una nuova vita, da iniziare magari a breve. Il sogno, dalla Prima Categoria alla serie A è a un passo dal concretizzarsi. Keba non ci pensa. Prosegue la sua vita fra libri (studia a Ostia, all’Istituto Internazionale Giovanni Paolo II, una scuola di grande livello, convenzionata con la Roma), allenamento, partite, interrogazioni, complimenti dentro e fuori dal campo. Ha la faccia pulita di chi insegue pallone e sogni, senza perdere di vista l’umiltà di chi conosce il significato della parola sacrifico. Keba, oltre che bene, gioca pulito. In bocca al lupo.
Fonte: iogiocopulito.it.ilfattoquotidiano.it