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GAZZETTA DELLO SPORT Spalletti attacca: «Via chi non vuole migliorarsi ancora»

Spalletti
Spalletti

(A. Pugliese) – Al diavolo la scaramanzia, magari gli auguri per i suoi 57 anni proverà a farseli già stasera, con tre giorni di anticipo. Anche se non sarà facile, perché Spalletti stasera incontro la squadra che più gli ha rubato l’occhio. «La Fiorentina è un’opera d’arte, la più brava a lavorare, c’è poco da fare — dice il tecnico della Roma — Paulo Sousa ha creato un’elasticità di squadra, hanno due mediani molto forti davanti alla difesa e tanti buoni giocatori come Tello, Ilicic, Borja Valero, Bernardeschi e Kalinic. Ma dobbiamo farci trovare pronti anche questa volta, è il nostro dovere».

LUI E LO STRISCIONE – Già ed è per questo che Spalletti sta ragionando su tante cose, lui che è sempre più un uomo solo al comando. I tifosi l’hanno messo in riga per il recente appello («Sei vittorie non ci fanno cambiare, Spalletti lei pensi ad allenare» lo striscione in centro), lui a Trigoria si occupa anche di compiti dirigenziali, nonostante si celi dietro un «prendo solo le decisioni che riguardano la mia area». E lì stasera dovrà prenderne un’altra importante, se giocare con o senza Dzeko. «Ci devo ancora pensare su, ad Empoli quando è entrato ha fatto bene, ma lo aveva fatto anche la squadra prima…». E quando traccia le differenze tra lui e Kalinic, il giudizio diventa quasi tagliente. Parole dolci per il centravanti viola («È tra i più bravi ad attaccare lo spazio dietro il centrale, ad andare dietro la linea difensiva e sotto porta»), qualche carezza in meno al bosniaco: «Gli piace avere la palla addosso per sfruttare la sua fisicità, più che tagliare sul primo palo preferisce la rotazione sul secondo per la palla passante. È un grande calciatore come lo è Kalinic. Il primo è arrivato con il suo blasone, il secondo sono stati bravi a intuire che avesse quelle qualità». Chiusura con due iperboli. Su Pallotta («Bisogna avere il coraggio di osare, i giocatori devo arrivare a toccare le stelle») e sulla cultura del lavoro («Chi non vuole migliorarsi deve andare via»). Poi penserà a farsi gli auguri…

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