(U. Trani) La Roma vola stamattina in Spagna e Spalletti, almeno stando alle esercitazioni di questi giorni, va a Madrid per giocarsela alla pari contro il Real. Le 7 vittorie di fila in campionato danno forza alla strategia di Lucio. Che, per la verità, è stato già spavaldo il 17 febbraio all’Olimpico. E proprio la sconfitta nella gara d’andata (2 a 0), amara soprattutto per i 2 rigori negati, darà la spinta in più. Perché scontatamente andrà a influenzare l’atteggiamento dei giallorossi al Bernabeu: per tentare la rimonta e quindi l’impresa, bisogna nuovamente aggredire i galacticos. Spaventarli nel loro tempio, come accadde la notte del 5 marzo 2008, sempre con il toscano in panchina, per conquistare il successo e la qualificazione ai quarti di Champions. Che manca appunto da 8 anni esatti.
RITORNO AL PASSATO La tentazione c’è. Spalletti sta pensando di riproporre lo spartito che lo ha fatto conoscere in Europa. In allenamento ha provato a lungo il 4-2-3-1, cioè il sistema di gioco che gli permise, con la Roma, di giocare per 2 stagioni consecutive 20 gare di Champions, senza fermarsi agli ottavi come fece nell’annata successiva. L’infortunio muscolare di Nainggolan, inserito lo stesso nella lista dei 21 convocati che oggi partiranno per Madrid, lo potrebbe spingere a ripresentare il modulo della sua prima avventura nella capitale. A vedere i giocatori scelti, l’assetto è abbastanza spregiudicato: davanti a Szczesny, la linea a quattro con Florenzi, Manolas, Zukanovic (Ruediger è out), Digne; Pjanic e Keita, regia divisa a metà tra Pjanic e Keita, e rombo offensivo con Salah a destra, Perotti trequartista, El Shaarawy a sinistra e Dzeko prima punta. All’andata, in partenza, restò fuori proprio il centravanti. Ma anche in quel caso furono le precarie condizioni fisiche di alcuni titolari (a cominciare da De Rossi che, entrato nel finale, si è poi infortunato e non ha più giocato) a determinare il 4-1-4-1, con Vainqueur (preferito a Keita) a far scudo davanti a Manolas e Ruediger. E con Perotti, avanti più che mai e riferimento per esterni e centrocampisti.
PREMIO QUALITÀ Solo nel tardo pomeriggio, nella rifinitura al Bernabeu, sapremo se Nainggolan sarà recuperabile per la gara di domani sera. Dalla sua presenza, dipenderanno le altre scelte. Se non ce la facesse, la Roma avrebbe solo palleggiatori in mezzo al campo. Fondamentale diventerebbe il lavoro di Salah, Perotti, El Shaarawy e Dzeko, chiamati a pressare. Il baricentro sarebbe più alto del solito, anche se Spalletti sa bene come preparare i suoi giocatori per la fase di non possesso palla con l’obiettivo di avere comunque equlibrio e compattezza. Squadra corta, per capirsi, come è successo venerdì contro la Fiorentina, demolita con ripartenze brevi, verticalizzazioni e ritmo altissimo.
QUESTIONE DI FISICO I centimetri e i chili di Dzeko possono tornare utili. Nelle due aree di rigore sulle palle inattive, per aiutare i compagni a salire in avanti, Il centravanti è finito in panchina nelle ultime 2 gare contro l’Empoli e la Fiorentina. e non è partito dall’inizio nemmeno nella prima sfida contro il Real. Nelle 10 partite con Spalletti allenatore è stato titolare 5 volte ed è entrato in corsa in 4 gare. Ne ha insomma salata solo 1, quella a Reggio Emilia contro il Sassuolo, ma solo perché rimase a Roma (contusione alla gamba). Con il nuovo tecnico ha segnato 3 gol e ha dato l’impressione di trovarsi più a suo agio con il 4-3-1-2 e Salah al suo fianco. Lucio, però, lo tiene in considerazione a prescindere dal sistema di gioco. E’ chiaro che, se avrà a disposizione Nainggolan, Dzeko non può avere la certezza di cominciare la gara. Si giocherebbe il posto con Perotti ed El Sharaawy che, contando i loro gol e assist, risultano tra i principali artefici della striscia delle 7 vittorie di fila.