Ecco la parole di Salah rilasciate nel video del “Draw My Life”.
“Questa è una storia particolare, perché non capita tutti i giorni di sentir parlare di un ragazzo partito dall’Egitto e arrivato sul grande palcoscenico del calcio europeo. All’età di 7 anni ho iniziato a tirare i primi calci al pallone. Il cemento era il mio prato, la strada asfaltata e i confini di una vecchia scuola erano il mio recinto. In mezzo a nuvole di polvere si correva fino a perdere il fiato e la cognizione del tempo. A quell’età il fisico e la spensieratezza non conoscono limiti. Il calcio per me non era altro che un gioco, forse non era neanche una speranza, al più una distrazione, un sogno senza meta. Ho pensato per la prima volta che potesse anche diventare un mestiere all’età di 14 anni. Giocavo in un club chiamato Arab Concractors, terzino sinistro, maglia numero 3. Le prime soddisfazioni correvano parallele ai sacrifici della mia famiglia, è stato un momento davvero difficile per loro, uscivo di casa la mattina presto e si rientrava tardissimo. Per arrivare al campo da gioco ero costretto addirittura a cambiare cinque mezzi. L’Egitto era il mio regno e la mia culla, li tutto è iniziato, compresa l’ammirazione per campioni come Zidane, Ronaldo e Totti. Essere approdato nel calcio che conta per un ragazzo egiziano significa che niente è impossibile”.
Salah racconta il suo approdo in Europa: “Dopo l’esperienza nel Al Mokawloon è arrivata una grande opportunità in Europa con il Basilea. La Svizzera è stata il mio trampolino di lancio, il passaggio al Chelsea il momento del grande salto. In Inghilterra ho faticato ad impormi ma non rinnego quell’esperienza, mi sono confrontato con un grande club in un grande campionato come la Premier. Stessa cosa potrei dire della Fiorentina, un momento di crescita importante per me, una città dove ho coltivato e lasciato molti amici. nel frattempo ho avuto l’onore di entrare in pianta stabile nella nazionale egiziana: la bandiera del mio paese avrà sempre un porto speciale nel mio cuore.Nell’estate del 2015 è arrivata la chiamata della Roma. Perchè l’ho scelta? Niente di più semplice, voglio vincere con questa maglia in un club così popolare anche nel mio paese, in questa grande città che è Roma di cui è impossibile non innamorarsi e per cui è impossibile non soffrire. Devo dirvi cosa ho provato l’ultima volta che sono stato costretto a vedere la partita di fronte alla tv? Uno stress incredibile”.