(U. Trani) – «Il nostro futuro è adesso». Cioè nel finale di campionato: l’Udinese nel primo pomeriggio e, a seguire, le rimanenti 9 partite. Spalletti vuole che sia solo la Roma ad andare di corsa. Frena, invece, sul programma da presentare alla proprietà e aspetta, dunque, a rivelare come sarà l’ennesima restaurazione giallorossa. Che non può prescindere dalla Champions appena persa. «Bisogna guardare a questi dieci risultati nella maniera corretta. Impegnarsi e avere una visione chiara di quello che deve essere il giusto modo di lavorare nei prossimi due mesi. Tutto il resto viene analizzato in conseguenza di questi risultati». E’ come se sintetizzasse il colloquio avuto con Pallotta. «Il presidente ci ha rifatto vedere il suo entusiasmo, la sua voglia di fare e di arrivare agli obiettivi. Non volevo e nonmiaspetto altro».
IN STAND BY Lucio invia sempre lo stesso messaggio: nessuno si può sentire già al sicuro. Il piazzamento sul traguardo servirà per il giudizio finale. Più volte ha sventolato il suo dubbio. Ma quel «se resto…» è da chiarire, per non alimentare voci sul possibile divorzio a fine stagione: «Il mio discorso era legato alle vostre allusioni su alcuni professionisti che lavorano nella Roma al mio fianco. Ho detto siamo tutti Sabatini o tutti chi volete: abbiamo bisogno di un risultato per guardare al futuro. Giocatori, allenatore e società devono saperlo. Bisogna essere tutti applicati e concentrati sull’obiettivo. Il decorso di queste partite può cambiare molto ed essere usato nei nostri confronti. Nessuno si deve sentire tranquillo. Nè io, nè altri. Nel nostro processo di cambiamento facciamo vedere alti e bassi nei nostri comportamenti. Il nostro obiettivo dobbiamo assolutamente raggiungerlo».
RISCATTO OBBLIGATORIO «Mi aspetto che Dzeko venga a pregarmi per riavere la maglia. Le motivazioni ce le deve avere per forza, gliele avete date voi. Il regalo più grande che posso fargli è dargli lamaglia: il calciatore, l’uomo che è, farà vedere le sue vere qualità. Reagirà. Devo solo farlo giocare». Non scarica il bosniaco, insomma. Anche se si contraddice, passando dalla richiesta della preghiera del centravanti alla difesa ad oltranza dello stesso dopo il flop diMadrid. «I calciatori a volte sbagliano. Ma tutti sono coinvolti. Anche i difensori e i centrocampisti, non solo chi non ha segnato. Se fai tante occasioni e non riesci a portare a casa la partita è segno che tutti non sono stati sufficientemente cattivi. Mentalmente contro il Real non mi sono piaciuti. Adesso, invece, non avrei dubbi. Io, però, non spacco la squadra dando le colpe solo a qualcuno. Ora ridiamo la maglia a Dzeko: mi avete preparato la sua reazione». Ma se gioca lui, non è obbligatorio che in campo vadano pure gli altri attaccanti. «Si possono usare tutte le soluzioni e non solo quella di Madrid». E il sistema di gioco non dipenderà solo dall’avversario: «La prima attenzione la facciamo a noi stessi, a quello che deve essere il nostro marchio e timbro di squadra, la nostra forza per portare a casa il risultato. Si va per la nostra strada, convinti di avere qualità superiori. Sempre facendo attenzione all’avversario». Da ex, e non solo, rispetta l’Udinese. «Discreta squadra, con giocatori di corsa e qualità. Bisognerà vedere se con loro riesce a sopperire al momento di difficoltà. Noi, però, dobbiamo riproporre il nostro calcio e vincere questa partita per riprendere la nostramarcia naturale».