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LA REPUBBLICA Totti, un caso dopo l’altro: “Gioco gratis”. Ma è gelo

Totti
Totti

(M. Pinci) A questo punto, l’unica certezza è che non si tratti di una questione economica. E che le strade di Francesco Totti e della Roma si divideranno a fine stagione dopo 23 anni di matrimonio. Ciò nonostante, la vicenda continua a alimentare la brace dell’etere capitolino, altamente infiammabile in condizioni normali, figurarsi ora che ne va del futuro del figlio prediletto. Francesco è provato, nervoso, deluso: non accetta che tra meno di due mesi la sua storia con la Roma possa essere finita. Giocherebbe anche gratis, pur di vivere un anno ancora da capitano, pure a costo di non giocare mai. L’ha detto a tutti, anche a un uomo vicino al presidente, parlando con lui del suo futuro. Da Trigoria però gli hanno fatto presente che non è mai stata una questione economica, quanto strategica. Sull’onda emotiva Totti ne ha parlato forse con qualcuno e il suo rammarico è diventato una notizia capace di spaccare la città in due fazioni, pro e contro il capitano: «La Roma ha detto di no pure a un Totti a costo zero». L’ha smentita il presidente Pallotta, liquidandola come «un pesce d’aprile, una bugia, un insulto a uno dei più grandi di sempre». Di rinnovare quel contratto però non se ne parla, e con il vincolo in scadenza il 30 giugno, non decidere è già una decisione.

Pallotta ne fa una questione strategica e prova a pungolare l’orgoglio di Totti: gli ha consigliato (a dicembre nel giardino dell’hotel de Russie e poi a febbraio durante la sua ultima visita romana) di mollare il calcio giocato, di non costringersi a vivere un anno triste senza scendere in campo mai (Spalletti non gli farà sconti). Ha provato a trasmettergli entusiasmo dicendogli che lo vede dirigente, che ne farà il volto della Roma nel mondo, che lo farà sentire di nuovo importante, seppure in un altro ruolo.

Ma dopo 23 anni di calcio e 300 gol Totti è pronto per reinventarsi? Al presidente ha detto di no, che di sente calciatore. Il dubbio se smettere o meno lo aveva sfiorato, dopo l’infortunio al tendine della coscia che a settembre aveva portato i medici a ventilare il rischio di un’operazione. Poi ha ripreso ad allenarsi, a sentirsi bene. Un assist per Pjanic e un palo su punizione lo hanno convinto di poter giocare ancora. Ma ha capito ormai che per farlo dovrà vincere la voglia di restare a Roma, la città di cui è insieme sovrano e prigioniero.

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