Alex Zanardi, ex pilota e attualmente paraciclista, parla del suo rapporto con il calcio e con lo sport più in generale. Queste le sue dichiarazioni:
Qual è il tuo rapporto con il calcio?
“Sono tifoso del Bologna, anche se è una passione che ho avvicinato più recentemente. Da bambino non venivo mai invitato a giocare a pallone, mi sono convinto che era il calcio a non piacere a me. Gioco meglio con le protesi oggi rispetto a quando giocavo con le gambe (ride, ndr). Non è retorica, ma dopo il Bologna io tifo Roma: ho degli amici romani, i romani sono il popolo più simpatico del mondo, fanno battute senza rendersene conto, stare 4 giorni a Roma è una full-immersion di ironia, con tutti i limiti e la rabbia che a volte il romano fa venire, non puoi non amarlo. Ho una grande simpatia per la Roma, ho conosciuto Spalletti nella sua prima avventura, sono stato ospite in una giornata di allenamento. Se la Roma riuscisse a fare qualcosa di magico… ma è un po’ tardi”.
Hai attraversato tanti sport. Hai la sensazione che il calcio venga visto con un po’ di snobbismo?
“Bisognerebbe fare una trasmissione lunga ore. Non sono un esperto in materia, posso portare la mia esperienza: ho vissuto tre anni negli Stati Uniti dove essere campione di sport significa essere molto ricco, ma è un merito di chi lo sport lo guarda e lo racconta, non esiste soltanto il basket, il football, ma anche il baseball, gli sport motoristici, l’hockey, il golf. Un appassionato sportivo, ogni domenica, va sui campi di gara quando può, segue alla TV, compra il giornale e lo legge per tre giorni. In Italia, dopo il calcio c’è un crollo verticale, si parla di Formula 1, di Moto GP, ci fu Tomba che portò esposizione allo sci, manca la cultura dell’interessarsi. Non sono sempre le stesse storie che ispirano, ma ce ne sono mille. Basta avere curiosità e fantasia, alternative ce ne sono tantissime. Siamo anche un po’ invidiosi, quando pubblicano le dichiarazioni dei redditi siamo pronti a puntare il dito, ma in America un uomo che guadagna un sacco di soldi è il riconoscimento di quanto fatto, generando rispetto ed emulazione. Assistiamo anche a esempi poco edificanti, di sportivi che non concedono autografi ai bambini con un po’ di sufficienza”.
Fonte: Roma Radio