(E. Sisti) Almeno una cosa vuota c’è nel pieno di qualità e risultati che sta facendo la Roma di Spalletti: un pacchetto di sigarette: «Pensavo che mi domandaste di quando mi sono sentito colpire da un pacchetto di sigarette». L’avrebbe lanciato Sabatini. Un litigio? «No, e poi era vuoto, le sigarette se l’era fumate tutte». Lasciando l’episodio sospeso e sospeso chi ancora si chiede se sia fiction o spigolatura inedita, Spalletti non si sente al sicuro neppure quando parla di Donadoni o del Napoli. Ma stavolta le sigarette non c’entrano: «Donadoni sa insegnare calcio, se il Bologna ha avuto una metamorfosi lo dobbiamo all’abilità di un ex-campione nel trasmettere agli altri la sua esperienza. Il Napoli è forte anche senza Higuain».
Però il Bologna perde da tre turni: «Si saranno sentiti salvi. Però hanno fermato la Juve». Tutto ha un prezzo. Nel calcio anche di più. Prezzi di varia natura, fisica, emotiva, individuale, di gruppo. «E comunque stasera sarà una partita insidiosa (Nainggolan è squalificato, ndr) ».
Nega che nel Terzo Millennio possa ancora manifestarsi un appagamento da derby stravinto. Però non lo esclude e in pratica non risponde ai maliziosi antiquati che lo menzionano. Nel “possedere” la Roma, che ha rivoltato come un calzino, ci sta che un tecnico con funzioni da manager all’inglese, all’inseguimento del secondo posto ma anche all’opera per difendere il terzo, parli di Totti e di Dzeko a modo suo: «Sono forse l’unico che ancora tratta Totti da calciatore vero. Gli altri spesso esagerano nel rapporto con lui. Al quale non servono beatificazioni. Sarà la nostra guida per sempre. Anche da vice-presidente. Ma io lo considero sempre. Se sta meglio degli altri gioca ». Ma meglio non sta.
Di Dzeko parla senza nominarlo quando spiega che per mettere in difficoltà le difese occorrono calciatori che per istinto non danno riferimenti: «Fra Cavani e Ibra tutti mi dicono: meglio marcare Ibra. E così mi ha detto anche Fabio Cannavaro, che è venuto a trovarci». Messaggio indiretto a Dzeko. Muoversi sempre e soprattutto sempre in modo diverso. La Roma vanta il miglior attacco della serie A con 66 reti senza avere un uomo da 30 gol. Solo in due casi, dopo 32 partite, i giallorossi hanno fatto meglio: nel 2004 (67) e nel 1931 (78). Arrivò seconda in entrambi i casi.