(E. Menghi) – Il progresso bussa alla porta dell’Italia per testare la tecnologia che può cambiare per sempre il calcio: a settembre arriva la moviola in campo. La FIGC è stata infatti scelta, assieme ad altre federazioni nazionali, dall’IFAB, l’ente della FIFA che definisce le modifiche al regolamento, come «cavia» per la sperimentazione del sistema VAR (Video Assistant Referee). Per iniziare a discutere delle richieste tecnico-operative necessarie all’avvio dell’avanguardistico progetto in vista della prossima stagione sportiva, il presidente Carlo Tavecchio ha indetto una riunione informativa con la Lega di Serie A, la Lega B e l’AIA per il prossimo 21 aprile.
Lo scopo è arrivare alla prossima riunione in programma a maggio con la formalizzazione dell’impegno a testare la tecnologia come da protocollo dell’IFAB, che prevede due fasi: la prima «offline» a cui dare il via a settembre, la seconda «live» probabilmente attuabile già dal campionato successivo (2017-18). Ma per adesso la tecnologia non cambierà le decisioni degli arbitri: se i test saranno positivi, la moviola in campo dovrebbe diventare operativa dal 2020.
Il primo approccio sarà di studio, le risultanze saranno top secret e solamente gli addetti ai lavori potranno utilizzarle per capire se davvero il mezzo tecnologico potrà dare una mano all’arbitro assicurando al tempo stesso la normale fluidità del gioco. In futuro la moviola potrà intervenire attivamente, ma non in ogni episodio conteso e contestato. Altrimenti si rischierebbe di passare più tempo davanti al monitor dei replay, visionabile solo dalla nuova figura di arbitro predisposta per ogni singolo match (e in casi particolari lo schermo può essere sottoposto alla visione del direttore di gara stesso), piuttosto che con il pallone tra i piedi.
Per evitare continue interruzioni, la tecnologia sarà sfruttata in quattro situazioni specifiche: per decidere se un gol va assegnato o no (fuorigioco, palla uscita e gol/non gol); se un fallo è da rigore; se un giocatore va espulso (rosso diretto); se c’è uno scambio di identità per un’ammonizione o un’espulsione. Dovrebbe funzionare così: l’arbitro chiederà l’aiuto del sistema VAR quando avrà dubbi su un episodio, ma potrà avvenire anche il contrario, ossia che l’addetto alla visione dei replay avvisi l’arbitro tramite un auricolare per modificare una decisione. La cosa si complica quando viene ravvisata un’irregolarità ma il gioco non si ferma: da protocollo c’è la possibilità di stopparlo se la palla è in una zona «non influente». Ed esiste anche l’opzione «challenge», che permette agli allenatori di chiedere una verifica video. Una cosa è certa, le partite si allungheranno, mentre i costi del nuovo sistema sono ancora da quantificare e bisogna ancora determinare se la moviola sarà testata in Coppa Italia o nel campionato di Serie B dalla prossima stagione. Andrea Abodi si è già detto disponibile, Tavecchio si è mostrato entusiasta per il fatto che l’Italia sia stata scelta per questo importante test: «Siamo stati tra i primi sostenitori dell’utilizzo della tecnologia in campo e riteniamo di avere tutti i requisiti per offrire il nostro contributo a questa importante sperimentazione. Nel rispetto della fluidità del gioco e della centralità dell’arbitro, anche nel calcio l’innovazione migliorerà tutto il sistema, come ha già dimostrato la positiva adozione della Goal line technology». L’occhio di falco ha già costituito una svolta nel mondo del pallone, quest’anno in Serie A la prima rete assegnata grazie ai sensori di porta è stata quella di Simone Pepe del Chievo contro la Roma: in tempo reale non se ne era accorto quasi nessuno, l’avviso sull’orologio dell’arbitro è valso il 3-3 dei gialloblu. Il sistema VAR segna un ulteriore passo in avanti, per Pierluigi Collina, stimato capo degli arbitri dell’Uefa, «sarà qualcosa al servizio di tutti». E l’Italia darà il suo contributo alla storia.