(A. Angeloni) Pronto Boston? Silenzio. Il presidente tace, ci dicono, non è detto che acconsenta, ma sono aumentate le possibilità che lo faccia. Si sta ragionando sul rinnovo del contratto di Totti, nessuno può rispondere ufficialmente, da Zecca a Baldissoni (dati di rientro domani). Le comunicazioni, ci raccontano ancora, arriveranno direttamente dal presidente, la decisione è sua. Si ma quale sarà? Silenzio, bisogna aspettare. Cambiamo strada. Pronto Totti? Nessuno mi ha fatto sapere nulla, siamo in attesa, ci fanno sapere. Va bene Francesco, ma che sensazioni ci sono? E chi lo sa. Aspettiamo. Ok, aspettiamo. Aspettiamo, ma facciamolo ragionando, in base a certe semi chiacchierate tra il reale e il virtuale. Ormai le scommesse vanno avanti da un po’, come quelle sullo scudetto del Leicester: lo giocheresti un euro sul rinnovo di Totti? Beh, un euro sì, forse due no. Tornando indietro di qualche settimana, nemmeno quell’euro ci si sarebbe giocati, questo è certo. Si sapeva che sarebbe andato disperso. Oggi è diverso, perché a Boston gli stati generali della Roma sono stati convocati a rapporto da Jim. Sì, lo stadio, sì il mercato, sì tutto, ma poi c’è l’argomento che sta inchiodando una buona parte della Roma giallorossa, cioè Totti. Pallotta non può scommettere, sarebbe insider trading, perché lui prima di tutti e sopra a tutti conosce i fatti e li modellerà a suo piacimento. Jim sta vivendo la notte dell’Innominato, la sua conversione davanti ai Bravi e a Don Rodrigo. Forse è meglio farlo quel contratto a Francesco, il matrimonio s’ha da fare. A) Per motivi tecnici: come si fa a dire ora che la testa di un quarantenne non riesce più a muovere le gambe come ci riusciva quando gli anni erano 30? Non si può, lo dicono gli ultimi fatti, gli ultimi spezzoni delle partite in cui il capitano è stato necessario, utile, decisivo. B) Per questioni di opportunità, perché sarebbe più rischioso non farlo che farlo, perché il popolo lo vuole e il popolo non si deve ribellare, no meglio che non lo faccia ancor di più di quanto non lo abbia fatto fin ora anche per altri motivi.
IL PERCHÉ NO – Poi è chiaro, non è tutto così scontato, perché Pallotta torna indietro e pensa: ma perché devo rinnovare il contratto a Totti se penso non sia giusto? E non giusto perché, la Roma, questa Roma, vuole affrancarsi dal passato, ma questi sono discorsi vecchi. Del resto si tratta di un anno, di accontentare la voglia di un uomo di sentirsi ancora calciatore della (sua) Roma. Quindi non sarà giusto, ma lo faccio. E questi segnali arrivano dagli States. Totti sa benissimo che vale la pena fare il giocatore solo qui, lasciamo stare gli Emirati, gli Stati Uniti etc etc. Sarebbe un finale di carriera svilente. Roma, Roma e basta. Questo ha un senso e quanto pare comincia ad averlo per tutti. Pallotta a breve farà sapere cosa ne sarà del capitano, lui stesso oggi più sorridente. Magari farà un intervento dagli organi ufficiali, magari verrà a Roma e si organizzerà una conferenza stampa. Magari non ci sarà bisogno di dire nulla prima di Roma-Chievo perché quella non sarà l’ultima all’Olimpico del capitano. E ci sarà un anno intero per festeggiare il suo lungo addio: l’ultima a San Siro, l’ultimo derby etc etc. Creare l’evento.
IL RISCHIO – Poi c’è lo spogliatoio e il ruolo di Totti, calciatore sì ma con un peso specifico diverso dal solito: uomo spogliatoio, uomo decisivo in campo, uno capace di capire che gli anni sono 40 e che le sue prestazioni dovranno essere centellinate. Questo sostiene Spalletti, questo Totti l’ha capito. Niente visucci, insomma, sennò Pallotta si pente. La Roma, dunque, ricomincerà (sempre fino a prova contraria) l’anno prossimo con Totti in rosa e con due personaggi niente male che vanno a scadenza. Uno è De Rossi e un altro è Spalletti. E se quest’ultimo decidesse di andare in Nazionale? Ci sta. Poi la Roma si troverebbe con Totti e senza Lucio. Un bel rischio.