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CORRIERE DELLO SPORT. Borini, il suo sogno è un derby alla Drogba

Borini
Fabio Borini

(F. M. Splendore) – Fabio Borini il sapore di un der­by lo ha già sentito: era il 20 set­tembre 2009, aveva 18 anni e mez­zo e allo Stamford Bridge Ancelot­ti lo mise dentro per la prima vol­ta al posto di Anelka contro il Tot­tenham.

Mancavano tre minuti al­la fine, il Chelsea vinceva già 3-0 ed era appena iniziata la stagione che lo avrebbe laureato campione d’Inghilterra: la prima volta per il tecnico italiano e il suo pupillo, che a 19 anni ha vinto la Premier League e la FA Cup: gli è succes­so mettendo insieme un’ora bene­detta (36 minuti in campionato e 24 in Coppa). Più 22’ di Cham­pions League: l’8 dicembre di quel 2009 contro l’Apoel (finì 2-2). Quel che ora Borini vuole è vincere con la Roma. E farlo, negli anni, da protagonista.

LO SAPEVATE CHE… -Sicuramente non è di dominio pubblico che il Parma, prima tappa italiana da professionista di Fabio Borini a fi­ne giugno scorso, non ha ceduto alla corte del Liverpool, attento a seguire il bimbo prodigio fino allo svincolo dal Chelsea per non trat­tare con Abramovich. C’erano set­te milioni pronti, non se ne è fatto nulla e il ds della Roma Sabatini ha potuto avvicinarsi e “chiudere”per un pallino di quando era anco­ra al Palermo.

FABIO E ANCELOTTI -Una scuola di vita il Chelsea. Papà Roberto e mamma Cinzia lo hanno capito su­bito ed è per questo che hanno ac­cettatodi spedir­lo sedicenne a Cobham Spor­tsground. Da protagonista del campionato Ri­serve (capocan­noniere con 10 reti in 11 partite), ha scalato posi­zioni e convinto soprattutto Ance-l­otti, che se lo è portato su. Era la fine del 2009, quando il tecnico italiano citò Bori­ni tra i rinforzi del mercato di gennaio: «ho fiducia in lui», disse. E c’è chi sostiene che se Ancelotti fosse rimasto a Londra non avreb­be fatto partire il ragazzo che quattro anni prima aveva scelto di lasciare il Bologna dove era cre­sciuto.

FABIO E LA FAMIGLIA -In Inghilterra Borini si è ambientato il fretta. Dopo un mese parlava in manieramolto fluida la lingua inglese: di­cono che per le lingue sia portato. Ma il legame con la famiglia è strettissimo e lo sport è il filo con­duttore di casa. Papà Roberto og­gi guida i pullman ma era un quat­trocentista amatoriale, mamma Cinzia fa le maratone, la sorella Cinzia, 18 anni, salto in lungo. «Forse per questo Fabio ha fibre da scattista e cuore da maratone­ta »dice il suo manager Marco De Marchi, un passato nella Roma ol­tre che nella Juve e nel Bologna.

FABIO E IL FILETTO! -Londra scuola di vita e di… cucina. Pochi sanno che tra gli insegnamenti di casa Chelsea c’era anche questo aspet­to di sopravvivenza quotidiana, per non trovarsi mai in difficoltà restando soli in casa. E così, lo stesso De Marchi si ritrovò davan­ti ad un televisore nell’ufficio del­l’allora capo scouting Frank Arne­sen (da ieri allenatore ad interim dell’Amburgo) per scoprire un la­to inedito del suo assistito: Fabio che si accingeva a cucinare un fi­letto davanti all’insegnante. E pa­re anche che quello preparato da Borini fosse un piatto apprezzatis­simo dai compagni…

FABIO&DIDIER – Drog­ba è diventato più di un punto di riferi­mento per Borini. Non solo sul campo. L’ivoriano è rimasto affascinato dalla passione di Fabio che gli chiedeva di restare in campo do­po l’allenamento ad insegnargli acalcia­re le punizioni “di piatto”. Una specia­lità che Borini ha fatto sua e messo a frutto appena arri­vato in prestito allo Swansea, quando mandò in visibilio il Liber­ty Stadium sbloccando con un fan­tastico calcio da fermo il match con il Norwich. Un gesto che gli valse l’appellattivo diHero,l’eroe da parte dei giornali locali. Ora Fabio, sotto sotto, spera di rita­gliarsi una spazio da eroe nel der­bydi Roma.

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