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LA REPUBBLICA Totti, il lungo addio verso la prima estate senza più certezze

Totti
Totti

(F. Ferrazza/M. Pinci) In ventitré anni di Roma non gli era capitato mai. Per la prima volta nella sua carriera, Francesco Totti ha chiuso la stagione (ieri la standing ovation del pubblico di San Siro, dove la Roma ha vitno 3-1), ma senza sapere dove giocherà l’anno prossimo.
La questione è semplicissima: la Roma gli ha fatto un’offerta di rinnovo, ma lui non ha ancora detto sì. L’umore è nerissimo e gli sviluppi recenti non hanno contribuito a migliorarlo: «Abbiamo fatto un’offerta generosa a Totti, non ho idea del perché non abbia ancora accettato », ha detto Pallotta da Boston. Uscita che non ha fatto per niente piacere a Francesco, a cui la proposta (definitiva e non trattabile) della società è arrivata giusto una decina di giorni fa. Dopo aver aspettato tutta la stagione, non capisce perché il presidente abbia deciso di mettergli fretta pubblicamente proprio adesso, costringendolo spalle al muro. Stessa strategia mediatica seguita dal diggì Baldissoni, prima della gara col Milan: quasi una ripicca, per Fancesco. Si tratta sui diritti d’immagine, ma le perplessità di Totti sarebbero legate al contratto da dirigente, che vorrebbe più alto economicamente e con una definizione più chiara di quello che sarà il suo ruolo nella Roma del futuro. Vive con fastidio il sentirsi un “sopportato”, un calciatore al quale bisogna rinnovare il contratto più per la pressione dei tifosi e per i quattro gol (e due assist) realizzati nel finale di stagione, che per reale convinzione. Soltanto l’arrivo di Pallotta (a fine mese nella capitale) potrà dare la svolta, anche se l’uscita pubblica di presidente e dirigenza ha già generato una crepa ancora più profonda.
Ma le preoccupazioni del presidente sono necessariamente (anche) altre. Lavori in corso per la prossima stagione: il terzo posto, senza la certezza di disputare la Champions e con un’estate interamente proiettata sui preliminari di metà agosto (andata tra il 16 e il 17, ritorno 23-24), costringe la società e Spalletti a fare calcoli. Tra oggi e domani il tecnico incontrerà Sabatini e Baldissoni per pianificare le strategie, anche se pare inevitabile una cessione illustre entro il 30 giugno. E se De Rossi ha provato a vestirsi da presidente («Fossi un dirigente terrei tutti, sarebbe già una grande cosa»), è stato il tecnico a dettare la linea: «Qualche uscita ci sarà, per trattenere i giocatori bisogna proporgli un rapporto importante: contratto, risultato finale e l’amicizia che ci può essere con gli altri». Al centro delle preoccupazioni, in questo momento, la voglia Juve di portare Pjanic a Torino, anche se aprendo una trattativa, visto che i buoni rapporti e le questioni economiche sconsigliano i bianconeri dal pagare la clausola di 38 milioni (va saldata in unica trance). Barca, Paris e Atletico su di lui. La lunga estate è già iniziata.

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