(A. Austini) E se Milan-Roma fosse stata l’ultima partita di Totti? Impensabile fino a qualche giorno fa, adesso è una possibilità, seppure ancora piuttosto remota. L’estenuante telenovela sul rinnovo del capitano si sta rivelando una triste storia di soldi. Altro che questioni di cuore o tradizione. Una trattativa come un’altra, insomma, che la Roma non avrebbe voluto neppure iniziare, tantomeno dopo aver cambiato idea rispetto ai piani iniziali di Pallotta che prevedevano l’addio a Totti-giocatore al termine di questa stagione. Poi il presidente si è fatto convincere dalle magie di Francesco in campo ed era sicuro di accontentarlo facilmente con il rinnovo di un anno.
Ma le due parti hanno trovato l’intesa su un contratto «base» da un milione di euro più premi a rendimento e obiettivi, che Totti prima ha accettato e poi rifiutato. Ora vorrebbe aumentare il suo compenso con una percentuale sulla vendita dei prodotti a marchio Roma quantificata in circa due milioni di euro lordi in più, una richiesta tecnicamente impossibile da esaudire perché la Nike gestisce il merchandising e si spartisce gli utili con il club in una società esterna. Allora servirebbe aumentare lo stipendio: non se ne parla.
Tantomeno Pallotta ha alcuna intenzione di allungare il successivo contratto di sei anni da dirigente (altra richiesta di Totti poi ritirata), firmato in occasione del precedente rinnovo. La nuova brusca frenata c’è stata alla fine della settimana scorsa, dopo che il dg Mauro Baldissoni e il commercialista del numero 10 Adolfo Leonardi si erano stretti la mano mercoledì, entrambi soddisfatti per aver trovato un buon compromesso. Ma una volta riportati a Totti i numeri pattuiti in quell’incontro, il capitano ha bloccato tutto. Il pericoloso stallo nella trattativa è stato ufficializzato sabato notte a Milano, prima da Baldissoni a Mediaset («Abbiamo offerto un anno di contratto a Francesco e lui ha risposto che ci vuole pensare»), poi con termini molto più decisi da Pallotta nel dialogo notturno con Il Tempo dopo la vittoria di San Siro: «Il rinnovo gliel’abbiamo proposto più di una settimana fa – ci ha fatto sapere il presidente – la nostra è un’offerta generosa ed è strano che non l’abbia ancora accettata. Avrebbe dovuto già firmarlo, pensavo volesse giocare ancora. Ma probabilmente Totti non sta ricevendo buoni suggerimenti dai suoi consiglieri».
Ovvero i tanti «amici» che lo hanno convinto ad alzare il tiro. Totti ha letto e, ovviamente, non ha gradito, ma ha evitato di rispondere pubblicamente a Pallotta ieri pomeriggio al Foro Italico, dove ha assistito alla finale degli Internazionali di tennis. Ora la palla è tornata a lui, tornato di fronte a un bivio: accettare l’offerta della Roma, a prescindere se sia generosa o meno, oppure ritirarsi dal calcio. Sì perché la prospettiva di andare a giocare altrove non lo ha mai attratto e di offerte davvero concrete dall’estero non ne sono arrivate. Qualche procuratore si è attivato su più fronti, ad esempio negli Emirati Arabi, ma ad oggi nessuna società ha fatto pervenire proposte ufficiali ai rappresentanti di Totti. A fine mese Pallotta tornerà in Italia, sperando che nel frattempo Francesco si sia schiarito le idee. Era tutto pronto per l’annuncio del rinnovo, il giusto lieto fine per la bandiera inimitabile della Roma. Probabilmente è solo rinviato, ma che tristezza.