(S. Carina) – Fino a poco tempo fa era conosciuto come «il fratello di Muriel». È il destino dei fratelli più piccoli che però a volte sanno giocare brutti scherzi a chi li precede in famiglia. È il caso di Alisson Becker che ha prima superato il fratello (classe ’87) nelle gerarchie all’Internacional e si è poi affermato come numero uno della Seleçao. Ieri il brasiliano è sbarcato a Roma, svolgendo in giornata le visite mediche. Non fatevi ingannare dall’aspetto che in patria gli ha regalato il soprannome di «goleiro muso». Alisson poteva diventare un modello ma non ha mai fatto della bellezza una ragione di vita. O di lavoro (ha declinato inviti da diverse agenzie). A lui piace giocare a pallone e ha già deciso che quando smetterà col calcio s’iscriverà all’Università, «dedicando così allo studio il tempo che merita». Evangelico, ha nella Bibbia un compagno di viaggio che non lo abbandona mai. Ama leggere anche altro (ad esempio libri di storia) e negli ultimi tempi è rimasto affascinato dalla biografia di un altro sportivo brasiliano, iltennista Gustavo Kuerten: «Il portiere si avvicina molto al tennista, in entrambi i casi sei un uomo solo. Mi sono identificato leggendo questo libro – ha raccontato qualche mese fa in una lunga intervista a Globo esporte – ‘Guga’ ha fatto enormi sacrifici ed è stato aiutato dalla sua famiglia, come è accaduto a me».
Già, la famiglia, stella polare nella vita di Alisson. Legatissimo ai genitori («Ma solo mamma viene allo stadio, papà preferisce vedere le partite a casa») ora se ne sta creando una sua con Natalia Loewe, conosciuta grazie ad un amico a Porto Alegre e divenuta recentemente sua moglie: «Nelle nostre idee c’è quella di avere dei figli – assicura – Due o tre Alissonzinho o Natalinha. Fosse per me ne vorrei cinque ma poi crescerli diventerebbe difficile. È una responsabilità molto grande». Testa sulle spalle, fa della professionalità il suo biglietto da visita: «Scherzando dico sempre che ho una doppia personalità. A casa sono un burlone, rido, mi reputo un ragazzo tranquillo ma in campo mi trasformo. Sono un perfezionista, convinto che si possa migliorare di giorno in giorno. Adoro Neuer ma Buffon è una leggenda». In Brasile invece, è lui a esser considerato il miglior numero uno in circolazione. A pensarla così, oltre al ct Dunga, anche i suoi colleghi che lo hanno eletto il miglior portiere dell’ultimo Brasileirao. Proviene dall’Internacional, lo stesso club di Falcao. Un signore che nella capitale ha lasciato il segno: «Lui è stato il Re di Roma, io spero di diventare il Principe». Ci sarà tempo per spiegargli che di Principe aRoma ce n’è già stato uno. Intanto promette: «Darò tutto per la Roma».
AMORE FRATERNO – Nella sua crescita professionale fondamentale è stata la figura del fratello Muriel: «Ci siamo ritrovati a contenderci lo stesso spazio e all’inizio non è stato facile. Muriel è stato decisivo nella formazione del mio carattere. Quando arrivai a Porto Alegre avevo 15 anni e mia madre gli disse che doveva badare a me. Io volevo essere lasciato in pace ma lui, pazientemente, è stato sempre al mio lato». Alisson non si dimentica nemmeno di una vecchia conoscenza del calcio italiano, Dida: «Gli devo molto, se sono cresciuto tecnicamente è anche grazie ai suoi consigli». Sulla musica, invece, ne accetta pochi. Suona la chitarra e si definisce ‘eclettico’: «Passo dal sertanejo al rock. Sono cresciuto con i Red Hot Chilli Peppers, gli Aerosmith, i Creed e i Pearl Jam. Oggi ascolto molto Jades e Jadson, Cristiano Araújo, Jorge e Mateus, José Rico, Chico Rei e Paraná». Imparerà ad ascoltare anche Spalletti.