(F. Ferrazza) Il lieto fine è a un passo, vicino quanto il tempo che manca a Pallotta per sbarcare in città. Pochi giorni, ancora, per annunciare che l’epopea di Totti alla Roma non è ancora terminata. Il numero 10 firmerà un altro anno di contratto da giocatore con il club giallorosso, riuscendo ad avere alla fine la meglio su quanti lo spingevano (presidente e dirigenza compresi) a lasciare subito il calcio. Francesco si era però ripromesso di dire la sua con calma, magari con uno stato d’animo diverso. Ma non ce l’ha fatta, e prima di imbarcarsi con i compagni per gli Emirati (domani amichevole con l’Al Ahly), ha rotto il silenzio in cui si era barricato per dire la sua. «La cosa più importante, a cui tengo, è che il mio non è mai stato un discorso economico e mai lo sarà».
Duro e scocciato, quasi, il capitano giallorosso ha mal digerito le indiscrezioni uscite da Trigoria, secondo le quali le sue perplessità sul rinnovo sarebbero legate a una richiesta economica superiore a quella offertagli dalla società. «Non ho mai parlato di soldi, mai – continua Totti – gli ho solo fatto una piccola richiesta, però la valutiamo insieme». Una richiesta legata al suo futuro ruolo da dirigente quando, tra un anno, lascerà il calcio. Come già rivelato, peraltro, da Baldissoni e Sabatini. Quest’ultimo ha ieri rivelato che Francesco firmerà al rientro da Dubai, con la questione che si definirà, quindi, in un paio di giorni. «Vediamo, aspettiamo, ancora non abbiamo chiuso», sintetizza il giocatore, lasciando con un sorriso eloquente gli interlocutori. Il numero dieci ha anche chiesto al club giallorosso delle garanzie legate alla competitività della Roma: il suo sogno sarebbe quello di chiudere con uno scudetto, il secondo con la maglia giallorossa. Obiettivo che condivide con Spalletti e che la dirigenza, in sede di mercato, cercherà di coltivare per renderlo possibile.
Le ambizioni della squadra giallorossa passano per forza di cose dalle manovre che sta studiando Sabatini, e che negli ultimi due giorni ha in parte svelato. «Noi Pjanic non lo vogliamo trattare con la Juve – ribadisce il diesse – e lui ha detto che vuole restare: andrà via solo se qualcuno pagherà la clausola. Il nostro obiettivo è mantenere questa squadra, soprattutto per quanto fatto nel girone di ritorno e questa sarebbe una politica paragonabile ad un rafforzamento». Politica che riguarderebbe Dzeko, però, uno di quelli che potrebbe fare parte dell’ormai famosa «mossa della coda del gatto maculato», come Sabatini ama definire la strategia di rientro economico. «Se non ci saranno i presupposti prenderemo decisioni comuni, ma sarà sempre un patrimonio eventualmente da ricollocare con attenzione».