(P. Boccacci / M. Pinci) – Gli spalti del tempio del calcio in giallorosso, il grande parco verde intorno, le tre immense torri che si alzano accanto. Cinquantamila pagine, 3.500 disegni, 72 scatoloni di documenti fatti arrivare in Campidoglio e nel palazzo della Regione. Ora lo stadio della Roma a Tor di Valle è più vicino. A dare l’ultimo giro di carte sarà il prossimo sindaco, ma adesso il progetto, completo di tutte le modifiche richieste, è pronto per essere esaminato, prima dagli uffici del Comune, che dovranno controllare che le indicazioni siano state seguite e confermare il “pubblico interesse”, e poi dalla Conferenza dei servizi della Pisana.
Il dossier definitivo, informato di carta, fornito dai rappresentanti di “Stadio della Roma” ed “Eunova”, è il risultato del lavoro di oltre 500 specialisti: ingegneri, architetti e consulenti appartenenti a più di 50 studi professionali nazionali e internazionali. E il presidente James Pallotta dagli States manda il suo messaggio: «Questo è un giorno importante. Il progetto apporterà un significativo impatto economico e sociale per la squadra, per i tifosi, per la città e per il Paese. È stato fatto un lavoro incredibile, adesso aspettiamo di poter muovere il prossimo passo e costruire uno stadio di cui Roma possa andare fiera». «Creeremo migliaia di posti di lavoro e attrarremo investimenti stranieri» aggiunge il managing director David Ginsberg.
La prossima fase è la trasmissione formale del piano dal Campidoglio alla Regione, che ha 180 giorni per decidere sull’autorizzazione. L’ultimo atto sarà una delibera della giunta regionale che autorizzerà la costruzione dell’impianto e potranno iniziare i lavori. «È la dimostrazione – conclude Luca Parnasi, a capo dell’azienda costruttrice – di come, anche nella nostra città, si possano immaginare e sviluppare idee di qualità in modo da poter attrarre talenti e capitali». E dall’entourage della Roma filtra qualche retroscena. Come il fatto che una società apposita, la Inarcheck, ha certificato che tutto quanto era stato richiesto è stato prodotto. Mentre è pronto, ma non è stato consegnato, anche il business plan. Sembra che uno dei passaggi più lunghi sia stato quello dei rilievi sulle aree da espropriare. Ultimo scenario: quando Marino fissò la dead line a giugno del 2015, la società consegnò un progetto incompleto, sapendo che sarebbe stato rispedito in un primo momento al mittente.
Nei 25 metri quadrati di scatoloni che ospitano i documenti dovrebbero essere stati aggiunti molti particolari richiesti, dal piano delle proprietà alla relazione economica, ai progetti architettonici di tutti i comparti, da quelli sportivi a quelli commerciali, dalle torri ai parcheggi. Nei rendering si vedono anche campi di allenamento. Probabilmente il destino di Trigoria è segnato: l’impianto sarà venduto o potrebbe finire a disposizione di progetti sociali come l’avvicinamento allo sport di bambini con difficoltà.
A Tor di Valle è previsto un intervento ambizioso, uno stadio da 60mila posti progettato da Dan Meis, tre torri disegnate da Daniel Libeskind, il Convivium con i suoi edifici e la passeggiata, tre ponti, un raccordo autostradale, il rifacimento della via del Mare-via Ostiense, la metropolitana con la nuova stazione di scambio di Tor di Valle. E tra le grandi società che faranno da sponsor i giganti, dalla Goldman Sachs alla Lend Lease.