(C. Zucchelli) – «Mi piace pensare che questo sia solo il primo di una lunga serie di eventi così». Antonella Leardi, la mamma di Ciro Esposito, è a Cascia, un luogo per lei «speciale». Sta guardando le ragazze del «Dream Team Scampia», appassionate di calcio ma non professioniste, affrontare altre calciatrici, quelle della As Roma calcio femminile, abituate però a competere a livelli un po’ più alti. Tra loro c’è Chiara Capitta, figlia di Lorella Cuccarini, anche lei a bordo campo come Antonella ad assistere alla partita che di competitivo ha poco o nulla. Il risultato infatti conta fino a un certo punto – tanto che non ce ne sarà uno ufficiale, visto che nel secondo tempo le squadre si sono mischiate –, ma «Una partita per la vita», seconda edizione di «Umbria Best Match», il suo scopo lo ha già ottenuto: sottolineare l’importanza dell’aggregazione e del riscatto sociale grazie allo sport e in particolare, al calcio.
SORRISI – «È stato bello mischiare giovani che provengono da realtà così diverse – ha detto Antonella Leardi, mamma del tifoso del Napoli ferito prima della finale di CoppaItalia del maggio 2014 e morto un mese e mezzo più tardi –. È stata un’esperienza positiva, le ragazze di Scampia non sono professioniste, ma si sono divertite e hanno tratto dei vantaggi e delle risposte positive da questi due giorni. Perciò – ha aggiunto – spero di rifare altre partite così, perché il nostro scopo è mettere insieme realtà diverse tra loro». Nel ricordo di Ciro e non solo.