(G.Piacentini – S.Torrisi) – «Tra poco per andare allo stadio dovremo donare il sangue e fare l’esame delle urine». Tra rabbia e ironia: è questo lo stato d’animo dei tifosi della Roma in merito alle decisioni prese lunedì 8 agosto dalla Prefettura, che ha confermato la presenza delle barriere all’interno delle curve dell’Olimpico anche nella prossima stagione, e inserito le telecamere ai tornelli che registreranno i volti delle persone. In un primo momento, a causa di un passaggio poco chiaro del comunicato emesso dalla Prefettura, si era diffusa la voce di una nuova procedura d’ingresso con rilevamento delle impronte digitali ai tornelli. Poche ore dopo, invece, veniva precisato dalla stessa Prefettura che si trattava appunto delle telecamere. In ogni caso, sui social si è scatenata la protesta dei tifosi. «Ma la Roma non dice nulla?», uno dei quesiti più ricorrenti. Il club giallorosso, presente alla riunione, ha ribadito di non avere alcun potere decisionale, così come la Lazio, del resto, riguardo ai provvedimenti della Prefettura.
LE REAZIONI BIANCOCELESTI – Pure in casa biancoceleste, ovviamente, non l’hanno preso bene ciò che viene considerato come un ulteriore irrigidimento delle istituzioni preposte alla sicurezza. Anche se non saranno identificati attraverso le impronte digitali, i controlli con telecamere di ultima generazione paiono in comunque un altro passo verso una vigilanza da Grande Fratello di orwelliana memoria. C’è chi si dichiara stufo, giurando che non andrà mai più all’Olimpico dovessero essere confermate (come inevitabilmente saranno) anche per Lazio-Juventus in programma il prossimo 27 agosto. Mentre altri sottolineano come la situazione stia diventando preoccupante, con decisioni che «travalicano curve e calcio». La Lazio, attraverso le parole del suo capo della comunicazione Arturo Diaconale, vuole prima capire bene la ratio riguardo le nuove regole, ma comunque esprime vicinanza ai propri tifosi «Tutte le misure rivolte a garantire la sicurezza hanno l’appoggio della società, sempre però che queste vengano meditate con accortezza – spiega Diaconale – Altrimenti diventa difficile per tutti comprenderle. Se si impedisce ai tifosi di partecipare ad un evento sportivo tanto vale chiudere gli stadi e vederci le partite solo alla tv. Noi, insomma, auspichiamo la ricerca del rispetto della legalità ma con buonsenso».