(U. Trani) Il feeling della Roma con il gol rimane saldo. Il 4 a 0 contro l’Udinese, al debutto in campionato, conferma che niente è cambiato dall’ultimo torneo, chiuso con il miglior attacco della serie A. Le 83 reti non sono bastate per vincere lo scudetto e nemmeno per entrare direttamente nella fase a gironi della Champions. E’ la difesa, e ancora di più l’equilibrio di squadra, ad aver impedito il decollo nella scorsa stagione. E non è un caso che il ds Sabatini abbia acquistato 7 giocatori per migliorare il reparto arretrato: con il portiere Alisson, Peres, Vermaelen, Fazio, Juan Jesus, Mario Rui e Seck.
PIÙ CHE IN MEDIA La partenza è stata superiore a quella del gennaio scorso, quando Spalletti, finito il girone d’andata, è tornato a sedere sulla panchina giallorossa. La Roma ci mise 4 partite per contare fino a 4 gol, quelli che è invece riuscita a segnare, sabato all’Olimpico, nell’ultima mezz’ora della prima di campionato. Dalla gara contro il Frosinone, la terza di Lucio, i giallorossi non si sono più fermati. In 19 partite con il nuovo tecnico hanno realizzato 47 reti, con una media di 2,47 a partita. Il paragone con le precedenti 19 gare premia ulteriormente il toscano: con Garcia, media di 1,89 a match. Nel girone di ritorno la via del gol è stata smarrita solo a Torino, nello scontro diretto contro la Juve. E, prendendo in esame le 21 partite di Spalletti, solo tre volte l’attacco ha fatto cilecca: sul campo dei campioni d’Italia e nelle due gare di Champions contro il Real Madrid che ha maggio è diventato campione d’Europa. Curiosità: il punteggio più largo, 5 a 0 all’Olimpico, contro il Palermo, allenato proprio da Iachini, cioè il tecnico che ha permesso sabato ai giallorossi di ritrovare subito l’ispirazione.
SENZA BOMBER Restando ancora alla passata stagione, va evidenziato come la Juve prima e il Napoli secondo hanno comunque sfruttato rispettivamente i 19 gol di Dybala e i 36 con Higuian. Il miglior realizzatore della Roma è stato, invece, Salah con 14. Non fa il centravanti, ma anche contro l’Udinese ha lasciato il segno con la rete per il poker. Spalletti ha subito riavuto certezze dalle punte, cioè dal trio schierato sabato per gran parte della ripresa. Prima di Salah, ecco Perotti che ha trasformato i due rigori e Dzeko che ha finalmente festeggiato sotto la Sud, disposta ad aspettarlo e sempre pronta a incitarlo. Proprio lui è il giocatore più atteso, con la speranza che possa andare in doppia cifra, contando più reti delle 8 firmate nel torneo scorso. Il gruppo ha bisogno di lui, avendo perso le 10 di Pjanic e le 6 di Gervinho, e degli altri. Da Salah in giù. Perotti ha già raccolto la metà delle reti segnate nell’ultima stagione. Si fermò a 4 (1 con il Genoa e 3 in giallorosso), segnandone quindi una meno di Totti che ha avuto spazio e gloria solo a fine campionato. Sabato è, invece, rimasto a digiuno El Shaarawy, alla prima presenza in questa stagione. Nel girone di ritorno, appena indossata la nuova maglia, risultò decisivo per il terzo posto con 8 gol in 16 partite. Rendimento da ripetere, anche per far sì che il reparto resti competitivo.
ALL’ASSALTO Più degli interpreti e dei possibili sistemi di gioco, inciderà però l’atteggiamento propositivo che caratterizza le squadre di Spalletti. Contro l’Udinese è stato evidente l’intervento di Lucio nell’intervallo per prendersi il match. Ha liberato i terzini, chiedendo loro di avere coraggio e quindi di spingere di più, rischiando l’uno contro uno. Ha abbassato Strootman per blindare la difesa, ma ha chiesto più pressing a Salah, Dzeko, Nainggolan e Perotti e ha alzato il baricentro per chiudere gli avversari nella loro metà campo. La sua idea di calcio, quando ha la certezza di allenare giocatori di gamba, è di presentarsi sempre in avanti con almeno 6 uomini, quando è possibile 7. Nemmeno lui è cambiato. Stesse pretese pure durante la prima avventura nella capitale.