(L. De Cicco) Il percorso a ostacoli in cui si è trasformato l’iter di approvazione del contestato progetto Tor di Valle incontra un nuovo scoglio, che negli ultimi giorni sembrava superato. Si tratta, ancora, del «parere di conformitá», vale a dire l’atto con cui il Comune deve certificare se è venuto meno oppure no l’interesse pubblico per il nuovo stadio della Roma. Il provvedimento, nelle carte spedite a inizio settimana dal Campidoglio in Regione, non c’è. Senza quello, hanno fatto sapere i tecnici di via Colombo, non può essere avviata la conferenza dei servizi che deve approvare o cassare l’operazione. Tutto fermo quindi. Ieri mattina però l’amministrazione Zingaretti ha spedito una lettera a Palazzo Senatorio. Per dire che è vero che «gli uffici della Regione hanno verificato l’assenza della conferma dell’interesse pubblico, da parte di Roma Capitale, per il progetto del nuovo stadio». Ma viene anche aggiunto che «il Comune, pur segnalando carenze nei documenti e negli elaborati, ha richiesto l’avvio della Conferenza dei servizi».
L’INVITO – Ecco perché la stessa la Regione ieri ha invitato «l’amministrazione capitolina ad esplicitare, entro il 6 settembre, un’eventuale mancanza d’interesse pubblico. In assenza di una formale espressione di contrarietà si procederà alla convocazione della Conferenza dei servizi». La logica del silenzio-assenso, in sostanza. Soluzione però non gradita al Campidoglio, e l’iter di fatto si blocca ancora. A parlare è stato l’assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini, il quale ha sostenuto che il il Comune ora sarebbe obbligato a «preparare il provvedimento tecnico amministrativo, discuterlo nella competente commissione consiliare e infine di sottoporlo all’Assemblea capitolina».
IL ROMPICAPO – Una procedura «complessa», difficile da attuare «in sole 24 ore», secondo l’assessore, considerando che le porte di Palazzo Senatorio riapriranno dopo il week end. Insomma, secondo Berdini, da sempre contrario al progetto Tor di Valle, «se la Regione ritiene indispensabile che la nuova Assemblea debba confermare o smentire il precedente parere, deve chiederlo formalmente e concedere un congruo lasso di tempo». In serata è arrivata la risposta della Regione: «Non serve un voto del Consiglio comunale, basta un atto tecnico-amministrativo degli uffici».