L’ex allenatore del Milan e della Nazionale italiana Arrigo Sacchi ha rilasciato alcune dichiarazioni al Corriere della Sera su Francesco Totti. Queste le sue parole: «Un ragazzo con straordinarie qualità. Mi è piaciuto sempre. Tornato al Milan dopo la nazionale, nel 1997, ho cercato di farlo acquistare. Ero direttore tecnico al Real Madrid e Zidane ci fece capire che avrebbe smesso di lì a poco. Andai dal presidente Florentino Perez e gli dissi: l’unico che può sostituirlo è Totti. Ma lui non volle muoversi da Roma».
Un limite non lasciare Roma? «Forse un tempo avrei detto anch’io così. Però, adesso che è arrivato a 40 anni in queste condizioni, ho cambiato idea. Penso che quell’attaccamento ai colori e alla sua città sia stato un gesto di intelligenza e non di timore. Quando stai bene in un posto puoi cambiare per due motivi: il denaro o lo spirito di avventura. Penso a Shevchenko e Kakà che sono andati via dal Milan. Poi, al Chelsea e al Real, hanno fatto male».
Un paragone coi grandi del passato: «Totti mi fa pensare a Gigi Riva con il Cagliari. Una prova di amore ma, lo ripeto, anche di intelligenza. E nel calcio l’intelligenza è sempre la prima cosa. Spesso crediamo che debba essere al servizio del talento e invece è esattamente l’opposto: è il talento che deve essere al servizio dell’intelligenza».
Sulla sua posizione in campo: «È un giocatore senza controindicazioni. È stato un rifinitore straordinario che ha sempre giocato per la squadra, a tutto campo e per tutto il tempo. Poi ha imparato a fare anche tanti gol. È andato bene nelle squadre senza un vero gioco a sostenerlo e benissimo in quelle che avevano un gioco organizzato. Punizioni, assist, rifiniture, gol. Ha la precisione balistica di un Michael Jordan».
Un difetto:«In Nazionale non ha ripetuto le stesse cose che ha fatto nella Roma e così, a un certo punto, ha deciso di lasciare».
Il segreto della longevità di Totti?: «La passione».