(D.Marchetti) – Vincenzo Montella si può riassumere così: 192 presenze e 94 gol in Serie A con la maglia giallorossa, più altre 16 da allenatore della prima squadra. Uno scudetto, una Coppa Italia e una Supercoppa da giocatore. Un passato importante e difficile, anzi impossibile, da dimenticare. Il suo attaccamento ai colori che ha vestito per gran parte della sua carriera, gli ha permesso di entrare nel 2013 nella Hall of Fame, onore concesso a pochi.
IL TABU’ SFATATO – Nella stagione 2010/2011 l’allenatore campano, dopo esser subentrato a Ranieri, portò i giallorossi al 6°posto in classifica centrando la qualificazione all’Europa League. Nell’estate Rosella Sensi fu costretta a vendere e la nuova proprietà americana decise di puntare su Luis Enrique. Da quel momento Montella tornò a Roma solo da avversario, prima come tecnico del Catania (2011/2012) e in questi ultimi tre anni come allenatore della “Viola”. Con il suo addio coincide l’inizio della maledizione che non gli ha permesso di vincere contro la sua ex squadra per ben 10 partite consecutive. Solo recentemente è riuscito a sfatare questo tabù, era il 3 febbraio 2015 e all’Olimpico andavano in scena i quarti di finale di Coppa Italia. Giovedì sera la Roma e “L’Areoplanino” si incontreranno di nuovo, perché il destino ha voluto che la Fiorentina agli ottavi di Europa League incontrasse gli uomini di Rudi Garcia.
CAMBIO MODULO – Il gioco delle squadre di Montella si è sempre basato sul palleggio e sul fraseggio nello stretto. Per dare maggiore solidità alla sua formazione ha sempre puntato sulla difesa a 3, mentre in questa stagione ha iniziato a costruire la Fiorentina con la linea dietro a 4. Il cambiamento non è stato immediato e tutt’ora rimane una squadra molto camaleontica, che riesce a passare da un modulo all’altro con estrema facilità. In quest’ultimo periodo i risultati migliori sono arrivati proprio con la retroguardia a 4. Tutto lascia presagire che al Franchi riproporrà il 4-3-3 per due motivi. Il primo è che l’assenza di Gomez richiede necessariamente uno schieramento più spregiudicato, che con il 3-5-2 non avrebbe. Il secondo è che l’unica vittoria con i giallorossi è arrivata proprio con il modulo a specchio e si sa, squadra che vince non si cambia.