(S. Impallomeni) La vena è quella dei tempi migliori. La Roma si scopre gagliarda, orgogliosa e vincente in una sfida intensa e per certi versi folle. Manolas, con la complicità di Icardi, mette la testa al posto giusto nel momento giusto. Chissà come sarebbe andata a finire, se non l’avesse fatto. L’Inter, come in una roulette russa, esce di scena all’ultimo colpo disponibile. Spalletti si risolleva, ci si mette alle spalle una settimana non soltanto di festa. Eppure, a fine partita, in molti sul web si scatenano contro il labiale di De Rossi che, eccitato come non mai, rigonfia la sua inconfondibile vena, rivolgendo ai tifosi della Tribuna Tevere epiteti non proprio edificanti. Sono pezzi di partita che valgono e spiegano più di mille parole, di tante analisi. De Rossi, in quel momento, nella gioia del primo gol, difende Dzeko e invia un messaggio al suo popolo: questo è forte, il nostro bomber, trattatelo bene.
Al di là della discutibile forma (può succedere di sbroccare soprattutto se si è tifosi come De Rossi), l’accorata difesa da parte del capitano di giornata nei confronti del bosniaco sdogana unione di intenti e certifica che il gruppo c’è. La Roma è più unita di quanto sembri e più di quanto si racconti. De Rossi, del resto, è così. Verace, sanguigno come la sua vena. Un calciatore attaccato in modo incredibile al suo ambiente, alla sua Roma. De Rossi, a fine partita, parla, sorvola sullo “scivolone” e analizza senza veli il suo territorio, né più né meno differente da altre parti del mondo. Roma è un ambiente ideale, neanche troppo invivibile, anzi. È un ambiente in cui non è affatto difficile fare il calciatore. Ci sono le giuste pressioni e le considerazioni del caso. Il tifoso esige, ma non travalica nella vita privata dei calciatori, non la limita. È al fianco della squadra, a patto che le cose vadano per il verso giusto. E magari diserta lo Stadio se lo spettacolo non è all’altezza, si gioca male, si perde senza cuore.
De Rossi, insomma, legittima il silenzio della Curva, lo comprende, lo rispetta. E accetta anche gli altri tifosi, quelli che non seguono una squadra incapace di trasmettere emozioni, vitalità. Con l’Inter è uscito, malgrado tutto, quel che forse tutti speravano. Un’elettricità nuova, insolita, un sentimento diverso. Sicuramente non detto nel modo migliore durante la partita, ma condivisibile nel post. Lo sfogo di De Rossi ha avuto un risultato. Ha fatto e sta facendo discutere. Ha avuto un effetto molto romanista, ha evidenziato una voglia di superare una potenziale crisi. Il suo labiale non è stato il massimo dell’eleganza, ma voleva essere un invito ad aiutare un compagno in difficoltà. È come se De Rossi l’avesse detto dalla tribuna insieme con i tifosi, dove se ne sentono di tutti i colori. De Rossi ha detto la sua da tifoso, manifestando un’opinione. L’ha detta male, ma l’ha detta. Tutto qui. Il suo è stato un dissenso di pancia, popolare e temporale che è iniziato e finito lì. Per il bene della Roma. Per il bene di Dzeko. E non per difendere la sua immagine, se stesso. Sarebbe stato utile e importante sentire la sua anche sull’espulsione contro il Porto. Sarebbe stato bello sentire la voce del capitano, dopo un fatto del genere. Ma pazienza, ognuno ha il proprio carattere, i propri limiti, il proprio modo di vedere le cose. Ma tutto sommato senza questo carattere forse non sarebbe esistito De Rossi. Un carattere che a me non dispiace. Con i suoi eccessi positivi e negativi ma mai ipocriti.
Fonte: ilposticipo.it