(M.Ferretti) – Ci sono (anche) Roma e Lazio sul podio di un campionato che, secondo Maurizio Sarri, non dovrà neppure arrivare a dicembre (come si diceva in luglio) per far conoscere il nome del vincitore. Tutto già deciso, ed è appena cominciato ottobre: Juve padrona assoluta della situazione e inarrivabile. Ma è davvero così? Nessuno pensa che la squadra di Max Allegri non sia la più completa, dunque la più forte del torneo; ma dare tutto per scontato dopo appena sette giornate appare eccessivo. E anche poco credibile. Sono in otto – nel giro di tre punti – sotto la Juventus capolista a più quattro sulla seconda, il Napoli: non ci sono più squadre imbattute, e questo è un dato da non sottovalutare. Segno che i valori, al di là di ogni ragionevole valutazione, non sono così marcati. Roma e Lazio hanno gli stessi punti pur avendo i giallorossi giocato una volta in più all’Olimpico, dove hanno centrato quattro vittorie in altrettante gare. La squadra di Luciano Spalletti non ha mai vinto in trasferta (un pari e due sconfitte), cosa accaduta invece per due volte a quella di Simone Inzaghi, che all’Olimpico ha guadagnato sei punti su nove.
Se il terzo posto della Roma appare più o meno in linea con quanto preventivato alla vigilia (ma non con un distacco di cinque punti dalla Juve), quello della Lazio ha un altro peso, più rilevante, per via delle differenti operazioni (tecniche ed economiche) portate a termine sul mercato. Spalletti può, giustamente, chiamare in causa tre infortuni tanto delicati quanto penalizzanti, Rudiger, Mario Rui e Vermaelen, che non hanno (ancora) dato la necessaria solidità al pacchetto arretrato. Davanti la Roma può far gol a tutti, dietro può beccarlo da chiunque. La Lazio si coccola Immobile & Keita e aspetta i progressi di qualità di gioco di un gruppo che sta facendo più di quanto gli era stato accreditato in sede di chiacchiere e pronostici sotto l’ombrellone. Per continuare a stazionare sul podio del campionato, però, alle due romane servirà una continuità di rendimento che non potrà prescindere dalla qualità delle rispettive rose. E qui la differenza c’è, anche se ancora non si vede.