Walter Sabatini, nel corso della lunga conferenza stampa tenuta oggi a Trigoria (potete leggerla integralmente QUI), ha parlato anche dei motivi per cui ha deciso di lasciare la Roma. Tra questi, oltre all’algoritmo vincente, anche Boyé, il giocatore misterioso citato dall’ormai ex ds giallorosso e che avrebbe fatto traboccare il vaso. Ecco le parole:
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Lei viene sostituito da una macchina?
No, da una cultura, da un modo di fare: Non è condannabile, non censurabile, lo fanno in molti, io ritengo di non essere all’altezza di questo compito. Ho una idea di me stesso piuttosto altolocata, sono stato definito presuntuoso ma sono un presuntuoso critico. Mi affosso su uno stop di un giocatore, ma evo fare il mio calcio, voglio fare il mio calcio e qui adesso posso farlo un po’ di meno nel rispetto che ho avuto per tutti e in particolare di Pallotta. Sono un uomo leale, so di non poter fare il massimo in questa situazione, c’è stato un episodio scatenante che ha portato a questa decisione. C’è un giocatore che non ho perso (Boye, ndr) che con una manovra sudamericana avevo mosso da una società all’altra per acquisirlo in un secondo tempo promettendo il 50% alla società che la perdeva ma l’ho perso perché mi è mancata l’arroganza, la forza e la determinazione e la sicurezza di poter fare quell’operazione, che comportava una commissione crassa. Sentendo le mie spalle una serie di osservazioni giuste e corrette, punti di domanda, facciamo o non facciamo, ho perso l’attimo fuggente. La mia forza è l’attimo fuggente, sulle cose arrivo con forza, con prepotenza, e orgogliosamente da Romanista e ds della Roma. Perso questo giocatore ho capito di non meritare più la Roma, anche se l’ho meritato per le cose importanti che ho fatto nella Roma. Se non sono in grado di farle me ne devo andare. Adesso non voglio dirlo perchè sono troppo incazzato. Odio non averlo preso, mi fa star male, sportivamente voglio morire. Se io fossi un direttore simmetrico direi che mi aggiornerò, non farò nessun viaggio studio, mi cercherò una tana dove rinchiudermi, un buco dove nascondermi e stare zitto per 10-20 giorni, voglio non ascoltare, spegnerò il telefonino, non mi troverete. Questo episodio è stato decisivo nel decidere, ho capito che non devo essere più io il direttore sportivo della Roma. Lo avevo capito già prima, ma è stata una causa scatenante, un qualcosa che ti fa dire basta.