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GAZZETTA DELLO SPORT Callejon e Salah: esterni diversi su Napoli-Roma

Salah
Salah

(D.Stoppini) – Si può vivere, come gioire, come giocare a calcio in mille modi. Si può fare l’esterno offensivo, in un pallone che si autodefinisce moderno ma poi in fondo sempre intorno ai soliti quattro numeri gira, in una maniera didascalica ma tremendamente efficace come José Maria Callejon. Oppure viverla sull’istinto, in maniera affascinante e un po’ naif come Mohamed Salah. Uomini di destra e qui la politica non c’entra niente, badate bene. Callejon e Salah sono gli attacchi al potere di Sarri e Spalletti, sono gli anti Juve se è lecito credere che domani al San Paolo uscirà la squadra più accreditata per inseguire Higuain. Sono le frecce e mai come stavolta non è un modo di dire, ma la prima delle risorse e il cuore dei problemi di Napoli e Roma. Non fosse altro che per il più banale dei motivi: non c’è stata partita in campionato delle due squadre senza lo spagnolo o l’egiziano in campo, anche solo per uno spezzone.

LA DIFFERENZA – Se vuoi capire come se la giocheranno Sarri e Spalletti, in fondo, non c’è parametro migliore di un’occhiata ai numeri dei due esterni offensivi. Callejon confeziona più assist (2 contro 1), Salah crea un numero maggiore di occasioni (22 contro le 10 dello spagnolo). Incredibile la distanza nell’interpretazione delle giocate individuali: Callejon ha tentato un solo dribbling (peraltro non riuscito) nelle sette partite fin qui disputate, Salah 21, ovvero tre di media a match (10 riusciti, 11 no). Qui c’è il pieno della differenza, delle caratteristiche dei due e di quello che viene chiesto loro dagli allenatori. Callejon è il soldatino di un meccanismo perfetto, lo specialista nel taglio dietro il terzino avversario, il marchio di fabbrica di José Maria: il dribbling è nel movimento, è senza il pallone, è l’istante in cui beffare la linea avversaria non appena dall’altra fascia si girano volgendo lo sguardo verso destra, che sia Insigne, Mertens o Hamsik poco importa. Spalletti chiede altro a Salah. Il tecnico della Roma immagina un gioco, anzi, pianifica il suo gioco per mettere in condizione Salah di far male. Il pensiero è semplice: qual è la migliore caratteristica di Mohamed? La capacità di saltare il difensore in velocità. Ecco spiegato il motivo per cui la Roma si appoggia molto sui dribbling di Momò.

I GOL – Quel Momò che Spalletti vorrebbe più preciso sotto porta. «Sbaglia un po’ troppi gol», ha ricordato il tecnico pochi giorni fa. La porta la vede pure, se è vero che la precisione dei tiri dei due non è poi così distante: Callejon prende lo specchio il 53% delle volte che tira, Salah il 47%: siamo lì. Il punto è che tra il prendere la porta e…evitare il portiere c’è una differenza abissale, la stessa che c’è tra nel dato fondamentale dei due esterni offensivi: Salah 3 gol su 17 tiri, Callejon 5 su 15. Tradotto: Salah crea maggiori situazioni potenzialmente pericolose, Callejon fa più male. Quale delle due vie trionferà a Napoli è la domanda delle domande. Quel che è certo è che lo spagnolo è proprio uno dei riferimenti di Spalletti, nei discorsi che ruotano intorno ai movimenti offensivi. Il tecnico della Roma ha parlato di Callejon anche pubblicamente: «È il più bravo di tutti ad attaccare la profondità». Naturale allora che venga considerato a Trigoria il pericolo numero uno per la gara del San Paolo. Se non bastasse questo, si potrebbe aggiungere che lo spagnolo è un pallino di vecchia data del neo d.s. giallorosso Ricky Massara. E il caso vuole che Massara faccia il suo esordio in prima linea proprio di fronte al calciatore che a lungo ha consigliato a Sabatini. L’inseguimento non s’è mai completato. Callejon oggi se lo gode Sarri, è con lui che il tecnico del Napoli prova a dribblare, sì, a dribblare il ricordo del k.o. con l’Atalanta. A Spalletti non resta che immaginare un’inversione di tendenza grande così sotto porta di Mohamed, lui che domenica in Congo ha segnato. E che a Napoli ha un motivo in più per affondare il colpo: un anno De Laurentiis provò a strapparlo alla Roma, Salah disse no e prese la strada di Trigoria. Chissà come avrebbero giocato insieme, i due esterni diversi.

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