(L. Valdiserri) – «La parola fine la metteremo quando decideremo di rendere pubblico quello a cui stiamo lavorando. In un verso o nell’altro. Spiegherò tutto soprattutto ai tifosi della Roma, che sono i primi che ne hanno il diritto e che devo informare perché sono quelli che mi hanno dato tutto. Parlerò quando ci sarà una decisione, perché dire le cose tanto per dirle non è nel mio stile e non si fa. Ci vorranno ancora molti giorni? Non lo so. Sta diventando una telenovela e io non lo voglio».
Da settimane ogni singola parola di Daniele De Rossi, ma anche ogni suo gesto, come ad esempio l’esultanza con la maglia della Roma sventola come una bandiera dopo il gol di Catania, passa al setaccio delle interpretazioni. E le parole rilasciate sabato sera sono sembrate, quasi a tutti, indirizzate verso un possibile rinnovo del contratto che scadrà il 30 giugno, con il giocatore però libero di firmare per un’altra squadra a partire dal 1 febbraio. «Che la Roma mi sia nella pelle è evidente e mi sembra inutile ripeterlo. Non nego di avere avuto le idee confuse, credo sia umano, ma mi sto chiarendo. E questo non significa che le situazioni sono chiuse o sono aperte. A prescindere dal fatto che la squadra sta raccogliendo i frutti e i risultati si vedono sul campo, per me vincere a Roma è la cosa più importante, è il mio sogno, ancora vorrei tornare indietro a quello scudetto perso. L’amore che ho per questa squadra è qualcosa di grande e questo ha un significato quando vai a parlare del rinnovo. Ma io spero di andare sui giornali per le prestazioni, mi infastidisce quando diventa gossip: le lezioni di inglese che sto prendendo, i contratti firmati con chissà quali squadre…». L’impressione è che questa possa essere la settimana decisiva per il sì o per il no. Sul tavolo tante questioni — durata di 4 o 5 anni, clausola rescissoria oppure no, parte fissa e bonus a rendimento —, ma anche la volontà comune di arrivare alla conclusione positiva. E non è da sottovalutare la posizione di Luis Enrique: il rapporto tra De Rossi e l’allenatore asturiano è forte, schietto, diretto, pieno di complicità. Luis Enrique è una carta forte da giocare in mano alla Roma, perché De Rossicerca un progetto vincente e le idee di Luis Enrique sono quelle di un tecnico ambizioso e innovativo. Non è un caso che, rispondendo a una domanda ai microfoni della Rai, sabato sera, De Rossi abbia toccato il centro del problema: «Spalletti ha detto che rimarrò a Roma se alle spalle ci sarà un progetto vincente? Non c’è nessun altro allenatore che mi conosca come lui». Ed è anche per questo che James Pallotta, nell’ incontro di settimana scorsa con la squadra è arrivato persino a fare un tuffo vestito in piscina per convincere tutti, ma soprattutto De Rossi, che quel progetto c’è. E andrà avanti a passi spediti.