(G.Piacentini) – Emil Krafth, terzino destro del Bologna, domenica scorsa ha vissuto una delle peggiori serate della sua giovane carriera. Lo svedese, infatti, ha avuto la sfortuna di incrociare nella sua zona di campo Diego Perotti, che ha cercato in tutti i modi di onorare il nome che porta come tributo a Maradona, compagno di squadra del papà Hugo ai tempi del Boca Juniors, con una prestazione che ha fatto stropicciare gli occhi ai (pochi) tifosi presenti sulle tribune dell’Olimpico. Per ammissione dello stesso argentino, quella col Bologna è stata la migliore tra le 31 partite disputate in giallorosso, arricchite da 7 gol e 10 assist (4 e 3 in questa stagione): non pochi, ma nemmeno tanti per un calciatore con le sue qualità, uno in grado di trasformare in un’occasione da gol ogni palla che gli passa tra i piedi. «I tifosi mi chiedono di segnare più gol, e io vorrei accontentarli», ha detto domenica sera. Anche i compagni vorrebbero ripagarlo: Salah nel secondo tempo ha rinunciato ad una marcatura facile per farlo segnare, ma non ci è riuscito. «Sarà per la prossima volta», la promessa dell’egiziano, che è anche il termometro di quanto Perotti si sia integrato nel gruppo romanista.
Sul suo talento non ci sono mai stati troppi dubbi, fin dai tempi in cui il Siviglia lo prese dal Boca Juniors sembrava destinato a calcare palcoscenici importanti. L’esordio in nazionale («Maradona era il c.t. e mi ha mandato in campo al posto di Messi, che uscendo mi ha dato il cinque: se esiste un tempo e un luogo per il riscatto di tutte le cose che sembrano perdute, quello era il mio» ha detto qualche tempo fa) e l’interessamento dei maggiori club europei, compresa la Juventus che però si tirò indietro di fronte alle elevate richieste economiche del Siviglia. I tanti problemi fisici ne hanno rallentato l’esplosione, fino alla chiamata del Genoa: «Lì mi hanno cambiato il fisico», ricorda con la gratitudine di chi sa di essersi trovato ad un bivio della propria carriera e di aver imboccato la strada giusta. Una strada che poi lo ha portato nella Capitale («È stato un colpo di fulmine») dove si è formata una piccola colonia argentina con Fazio, che conosceva dai tempi di Siviglia, Iturbe e Paredes. Tutti insieme hanno festeggiato la vittoria col Bologna, anche se l’ex centrocampista dell’Empoli è uscito malconcio dal campo per una distorsione alla caviglia e oggi pomeriggio farà gli esami strumentali per scongiurare ulteriori problemi.