(A.Pugliese) – C’è una partita più delle altre che probabilmente ha cambiato il presente ed il futuro di Francesco Totti. E quella partita si è giocata il 17 aprile scorso, con la Roma sotto per 3-2 a Bergamo, contro l’Atalanta, dopo aver dilapidato la dote iniziale (20). A quel punto Spalletti al 33’ della ripresa si è giocato la carta della disperazione, Francesco Totti, entrato al posto di Daniele De Rossi. Risultato? Il gol del 3-3 che ha salvato la Roma da un bruttissimo scivolone e l’assist finale per Edin Dzeko che poteva consegnare una clamorosa vittoria ai giallorossi (con il centravanti bosniaco che sciupa a tu per tu con Sportiello, complice anche un contatto con Toloi). La gara precedente (quella casalinga con il Bologna) c’era già stato un presagio, con l’assist decisivo a Salah per l’1-1, ma quella di Bergamo aprì le danze al rinnovo contrattuale che lo ha portato a giocare fino a 40 anni, santificato poi dalla doppietta salvavita al Torino, dall’avvio della rete vincente di Nainggolan con il Napoli e dal temporaneo pari (2-2) in casa del Genoa.
LA RIPRESA – Dopo 20 giorni di stop (che gli hanno fatto saltare le sfide con Empoli, Austria Vienna e Bologna), Totti tornerà a disposizione proprio domenica pomeriggio a Bergamo, dove quasi 7 mesi fa iniziò a regalarsi un altro futuro. Quella partita gli ha aperto appunto le porte ad un rinnovo che Pallotta non aveva messo in conto, sperando che il capitano giallorosso scegliesse subito una strada diversa, quella dirigenziale. Ma Bergamo fu infuocata anche per qualcos’altro, esattamente il «vivace» botta e risposta con Spalletti che, a fine gara, nello spogliatoio avrebbe apostrofato a brutto muso Totti, rimproverandogli di giocare a carte fino alle due di notte. «Sono dieci anni che fate figura di merda e che sopporto certe combriccole — disse il tecnico negli spogliatoi — ». La replica del capitano fu dura, qualcuno parlò anche di contatto fisico, poi smentito dallo stesso Spalletti con una nota del club. Il tecnico, però, era stato duro con Totti anche davanti alle tv. Erano momenti, quelli, di grande tensione, lontano anni luce dalla distensione attuale.
LA MOSSA – Con questa Roma qui, che gira a mille, è quasi scontato però che domenica Totti parta dalla panchina. Il 4-2-3-1 che vede come trequartisti Salah, Nainggolan e Perotti in appoggio a Dzeko regala talmente tanta affidabilità che il tecnico giallorosso non lo cambierà per niente al mondo. Totti sarà lì, pronto se serve a dare una mano, sperando in cuor suo però che non serva esattamente come sette mesi fa, quando Spalletti si girò verso la panchina e lo chiamò con gli occhi della speranza. «Ma Totti non ha salvato niente, la partita l’ha salvata la squadra», disse il tecnico a fine partita. non è così. Al di là della partita, di sicuro Totti quel giorno salvò anche qualcos’altro. Ad iniziare proprio dal suo futuro. Quel gol e quella prestazione furono come la famosa DeLorean che gli ha regalato simbolicamente Spalletti per il suo compleanno. O come una bella penna stilografica con cui mettere la firma tanto voluta. Quella del rinnovo. E dei 40 anni in campo.