Sorie anche di rivincite, di gol, di spallate ai luoghi comuni e sportellate ai pregiudizi. Storie comuni oggi all’Atleti Azzurri d’Italia, dove in Atalanta-Roma si sfideranno due attaccanti che, per motivi diversi, sembravano aver toccato il fondo e che invece oggi guardano il cielo con rinnovata fiducia. E se c’è un tratto che accomuna Petagna con Dzeko è proprio questo, il riscatto.
Pochi mesi fa per tutti e due il futuro era davvero buio. Dzeko il punto più basso forse lo ha toccato proprio a Bergamo, il 17 aprile, quando si divorò un gol a porta vuota nel primo tempo e a fine gara fallì il 4-3 in extremis. Petagna, invece, da Bergamo ha ripreso a volare, tornando a cullare quei sogni che viveva in rossonero, al Milan, quando Galliani anticipò tutti, ad iniziare proprio dall’Atalanta, che lo seguiva fin da bambino. Sogni che a inizio stagione sembravano ancora lì, riposti in un cassetto, visto che il precampionato era stato duro e all’orizzonte Paloschi sembrava inattaccabile. Petagna era la terza opzione, dietro anche Pinilla. Oggi è titolare inamovibile. Proprio come Dzeko, che offre a Spalletti la possibilità di modulare in campo le soluzioni. «Anche se nell’espulsione rimediata con la Bosnia ha fatto vedere che il suo tallone d’Achille è ancora questo – ha detto l’allenatore –: deve ancora imparare qualcosa in questo senso, nel saper scegliere l’atteggiamento e il momento».
Centravanti simili tra di loro ma anche molto diversi, scrive la Gazzetta dello Sport. Di posizione Petagna, più mobile Dzeko. In comunque hanno una stazza fisica imponente e piedi eleganti per la propria conformazione fisica. Dzeko però accorcia di più e partecipa maggiormente alla manovra (come dimostrano le verticalizzazioni, 5,83 di media a gara contro 1,50 per Petagna), oltre ad aiutare di più sui palloni sporchi (2,25 sponde a gara contro 0,63 e 3,33 spizzate contro una). Petagna, invece, recupera più palloni (2,88 contro 1,83) e crea più occasioni per i compagni (1,63 contro 1,33 e 0,25 assist a gara, per il bosniaco 0,17). In più l’atalantino è più preciso in fase di realizzazione, anche se di gol ne ha segnati molto meno (3 contro 10, ma giocando quasi la metà dei minuti di Edin). Una bella sfida, per due giocatori che sembravano non rialzarsi più.