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IL TEMPO Rocchi e la Roma da schiaffi

Perotti
Perotti

(A. Austini) Tanti colpevoli, un risultato: in 45 minuti la Roma passa da essere l’unica inseguitrice credibile della Juventus a finire agganciata dal Milan e risucchiata nel gruppone delle cinque squadre racchiuse in due punti che si giocheranno il campionato dei «poveri». Perché lo scudetto, ancora una volta, sembra essere una materia accessibile solo alla Juventus. A Bergamo succede di tutto. Il primo a sbagliare è l’arbitro Rocchi, ancora lui. Da quel «famoso» Juve-Roma del 2014 ha diretto una sola volta i giallorossi (pari a Bologna) fino a ieri, quando con un’interpretazione molto forzata del regolamento ha deciso di non espellere Toloi in occasione del rigore del vantaggio firmato da Perotti. Il primo caso di «parata» di un difensore punito solo con l’ammonizione ha chiaramente cambiato lo spartito della gara. Ma le attenuanti per Dzeko e soci finiscono qui. Al netto dei meriti di un’Atalanta strepitosa, stupefacente, tutto il resto è da addebitare a una Roma tornata a contorcersi nei suoi limiti: una squadra che non sa chiudere le partite nei momenti in cui le domina e completamente incapace di contrastare qualsiasi avversario che la butti sull’agonismo. Tra il primo e il secondo tempo ci passa un mondo e alla fine, Rocchi a parte, la vittoria dei bergamaschi è la giusta sintesi. Ancora una volta, come a Empoli, l’attacco delle meraviglie si è inceppato. Dzeko non ha mai tirato in porta e Salah si è divorato tre occasioni che hanno un peso enorme sul risultato, al punto di meritarsi la sostituzione con mezzora ancora da giocare. E qui subentrano i demeriti di Spalletti.

A conti fatti, i suoi cambi hanno peggiorato il rendimento di una Roma già alle corde, al contrario di Gasperini che ha ribaltato l’inerzia del match con una mossa: D’Alessandro a sinistra a supporto di Gomez, spostato di corsia dopo un primo tempo innocuo. L’allenatore giallorosso è corso ai ripari invertendo la posizione di Rudiger e Bruno Peres, poi chiedendo invano a El Shaarawy e nel finale persino a Iturbe di limitare i danni in quella zona di campo,dove gli atalantini hanno asfaltato la Roma per tutta la ripresa. Se si aggiunge che l’ingenuo fallo da rigore al 90’ lo ha commesso Paredes, l’altro innesto di Spalletti, gli errori del tecnico diventano una sentenza. Di condanna, perché in un attimo si sono ribaltate le prospettive del campionato. In questo momento è più saggio guardarsi dal Milan, dal ritorno del Napoli e dalla concorrenza di squadre come Lazio e Atalanta che giocano senza nulla da perdere, piuttosto che aspirare a una rimonta sulla Juve scappata a +7. Se in casa finora non sbaglia un colpo, il rendimento della Roma in trasferta è da metà classifica, altro che scudetto: due vittorie su sette partite e già tre sconfitte. Altro dato allarmante: dopo 13 giornate la squadra scricchiolante dell’anno scorso aveva un punto in più. Giovedì va chiusa la pratica Europa League all’Olimpico col Plzen, poi arriva il Pescara prima di un ciclo terribile: derby, Milan e Juventus allo Stadium. In un mese i sogni da vetta possono spezzarsi definitivamente. O ricominciare.

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