(S. Carina) L’ultimo leit-motiv per provare a giustificare il ko di Bergamo, è che la Roma è una squadra senza carattere e personalità. Come se la personalità viaggiasse a tempi alternati: nei primi 45 minuti c’è, nella ripresa scompare. Oppure, per tornare indietro di qualche settimana in uno degli stadi più difficili d’Europa, il San Paolo di Napoli, dura 90 minuti per poi venir meno a distanza di un mese ad Empoli. Sarebbe curioso sapere cosa ne pensano di questa tesi calciatori come Strootman, Nainggolan, De Rossi e Manolas che fanno proprio del temperamento il loro quid in più. E se il problema fosse diverso? Uno su tutti: le rotazioni limitate alle quali Spalletti è costretto in mediana e in attacco dall’inizio della stagione. Tralasciando l’annoso problema delle fasce difensive (a proposito: domenica a sinistra ha giocato Ruediger, un centrale di piede destro), da agosto il tecnico ha avuto a disposizione a centrocampo i soli Strootman (reduce da uno stop di 2 anni), Paredes, Nainggolan e De Rossi.
ROTAZIONI LIMITATE – L’altro elemento utilizzabile, Gerson, Lucio non lo vede (13 minuti in campionato) mentre Florenzi, finché non si è infortunato, gioco-forza ha fatto il terzino destro. Diverso il discorso delle rivali dei giallorossi. Precisazione d’obbligo: non si tratta di confrontare la qualità (che a Trigoria non manca) ma la quantità degli interpreti a disposizione degli altri allenatori che, diversamente da Spalletti, possono permettersi di ruotare maggiormente le loro rose, evitando così di averle in apnea già a novembre (i casi di Nainggolan e Strootman, lasciati a casa dai rispettivi ct, sono emblematici, ndc). Tralasciando la Juventus che in alcuni ruoli, aspettando Witsel a gennaio, garantisce ad Allegri anche triple scelte, l’Inter in mezzo al campo ha sette giocatori: Banega, Joao Mario, Brozovic, Kondogbia, Gnoukouri, Medel e Felipe Melo. Il Napoli, otto: Hamsik, Jorginho, Diawara, Zielinski, Allan, Giaccherini e El Kaddouri, aspettando che venga impiegato con più frequenza il giovane Rog. Il Milan senza coppe, è partito addirittura con 9 uomini: Bonaventura, Honda, Fernandez, Poli, Kucka, Locatelli, Pasalic, Montolivo e Bertolacci (ora infortunati). Torino e Lazio ne alternano sei, l’Atalanta otto. Un discorso, quello riguardante le rotazioni, che si estende anche all’attacco. La Roma è l’unica delle big a non avere un centravanti di riserva. Se non gioca Dzeko, si cambia modulo. L’accusa di non avere speso, è bugiarda. Lo si è fatto ma male. La panchina di Bergamo, tra Alisson, Iturbe, Gerson e Juan Jesus, si portava dietro quasi 60 milioni di investimenti e, tolto il difensore, appena 50 minuti disputati in campionato. Un lusso, superfluo, da correggere a gennaio con l’arrivo di almeno un paio di elementi, scelti da Spalletti, tra mediana e attacco.