(F. Balzani) Soffrendo più del dovuto, tanto da temere la solita beffa, la Roma ritrova con fatica all’Olimpico quello che aveva perso a Bergamo: il -4 dalla Juventus inciampata a Genova. Ma non la convinzione di poter essere seriamente la prima rivale anti-bianconeri.
E’ finita 3-2, infatti, contro il Pescara ultrarimaneggiato di Oddo che nel finale ha rischiato di pareggiare tra lo stupore generale. Eppure, sembrava filare tutto liscio col solito Dzeko autore di due gol nei primi dieci minuti. Il bosniaco è salito a 12 gol staccando Icardi e Belotti, diciassette quelli stagionali in 20 partite (superato il record di Batistuta a 15), cinque in 4 giorni. Soprattutto grazie a lui oggi la Roma può vantare il miglior attacco della sua storia: 33 gol nelle prime 14 di campionato, come nel 1934. A preoccupare Spalletti però sono altri numeri: 16 gol subiti.
Due dal Pescara (l’ultima e unica volta che gli abruzzesi avevano segnato più di una rete era il 21 agosto contro il Napoli) che ha accorciato le distanze nella ripresa con Memushaj e l’ex Caprari, prima su Dzeko poi sul rigore di Perotti. Troppi per una squadra che punta allo scudetto. Si tratta comunque della settima vittoria su 7 gare in casa per Spalletti che prima di Natale avrà l’opportunità di giocare in trasferta solo nello scontro diretto con la Juve, ma che deve restituire serenità a una squadra con troppi vuoti di memoria in vista di un derby decisivo. «Così non va. Se giochiamo così contro la Lazio non vinceremo di sicuro – ha sentenziato Dzeko -. Abbiamo faticato, avevamo iniziato bene e dopo forse ci siamo accontentati, abbiamo perso troppe palle e non abbiamo giocato molto bene. Ora l’importante sono i 3 punti ma dobbiamo migliorare». Spalletti però non ha apprezzato e ha risposto così (anche se col sorriso): «Pensasse a giocare meglio lui perché non conta solo segnare». Poi ha continuato: «Non ci garba ora essere belli, ma vincenti. E questa vittoria non era così scontata, nessuna lo è».