(A. Austini) Spalletti il cinico. Da lui ti aspetti le critiche ad una squadra che ha faticato da morire in casa con il Pescara e invece si tiene stretto i tre punti: “Siamo in una fase di cambiamento – spiega il toscano – Non ci “garba” essere belli, ma vincenti. E dico che la squadra ha ottenuto un bel successo: non è facile quando si gioca in tranquillità e senza pressione”.
Poi deve ammettere che “abbiamo concesso troppo e Szczesny ha salvato un gol su Pepe. Se non fossimo andati sul 2-0 non sarebbe arrivato quel momento in cui abbiamo perso l’equilibrio e troppi palloni. Concedendo tutte queste ripartenze – sottolinea il tecnico – diventa dura contro chiunque. Dobbiamo crescere per forza e migliorare nella gestione dei momenti, fa la differenza. Bisogna fare le cose con ordine, a volte deleghiamo agli altri quello che dovremmo fare noi. Ma è un bene portare a casa una partita con mestiere senza essere bellissimi, sennò si fa sempre tanti gol e ci elogiano, però bisogna vincere e basta: in classifica non c’è scritto come lo fai. Questo è un mese importante, se rimani indietro poi diventa dura, niente è facile ma nulla è impossibile.”
L’allenatore stupisce anche parlando di Dzeko, trascinatore assoluto. “Lui dice che se giochiamo così non vinciamo il derby? Iniziasse a fare meglio lui, così ci dà una mano – dice Spalletti ridendo – Gol e assist sono le cose più visibili ma contano anche i palloni recuperati. In Genoa-Juventus, ad esempio, ho visto più contrasti che belle giocate. E a noi manca proprio questo, non siamo fatti per i duelli fisici”. Spalletti non regala nulla neppure a Gerson: “Interpreta le cose in maniera ancora troppo facile. Deve crescere e prendere confidenza col nostro campionato, la qualità e il ritmo ce li ha ma noi non siamo nelle condizioni di fargli fare esperienza con continuità”.
L’analisi di Baldissoni nel pre-partita va benissimo anche nel post: “I nostri cali e black out sono la cosa su cui ci interroghiamo di più, caratteristica mostrata da tanti anni. Credo sia in parte legata anche alla città, dove si assorbono tutti gli estremi e le emozioni positive e negative, che possono diventare un vantaggio ma anche un ostacolo quando si alza la pressione. Diventa difficile tenere alta la concentrazione e dobbiamo lavorare per eliminare questo problema”.
Poi una stilettata ai giocatori: “Si parla tanto dei contratti di Manolas e Nainggolan ma la lista di quelli che si aspettano ritocchi è più lunga. E’ costume di questo ambiente che non ci piace affatto: quando un calciatore fa bene attrae le attenzioni di altri club e cerca di massimizzare gli effetti sul proprio contratto”. E quelli visti ieri non meritano di certo l’aumento.