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Il Messaggero Kevin scansa Dzeko e cancella i guai

(M. Ferretti) “Se t’azzardi a tocca’ il pallone, te stacco la capoccia”. Capita l’antifona, Edin Dzeko, ragazzetto sveglio, ha allargato le braccia come per dire “Va bene, tranquillo… nun me mena’” ed è scappato il più lontano possibile da quella belva che gli aveva suggerito, con classe degna del Principe di Galles, di non ostacolarlo. E così, dopo aver recuperato con il destro il pallone dai piedi di Wallace, Kevin Strootman ha caricato il ghigno (tanta roba brutta…), ha sistemato la quadratura della mascella e ha puntato dritto verso Marchetti. Il quale, vistosi praticamente perso già nell’attimo in cui il suo compagno brasiliano aveva toppato la giocata di tacco, si è gettato con tutto se stesso verso il tulipano con il sangue agli occhi. È stato in quel momento esatto che King Kevin, lucido come mai, ha capito ciò che doveva fare: imitare il suo Capitano. O meglio, prendere in prestito da Francesco Totti il cucchiaio e adoperarlo per volare nel cuore dei tifosi giallorossi. Detto, fatto. Tocco sotto di sinistro e, oplà, palla in rete e inizio del viaggio della Roma verso il Paradiso del derby.

ACQUA E SUD VUOTA Se essere una lavatrice (cit. Rudi Garcia) significa saper pulire tutti i palloni sporchi che ti arrivano, restituendoli lindi e pinti al mittente, Strootman è una macchina che, quando può lavorare senza limiti di giri, rasenta la perfezione. Solo che per oltre due anni la lavatrice si è inceppata, bloccata e per questo è rimasta inutilizzata nello sgabuzzino di casa. La storia la sanno tutti: ginocchio rotto, operazione, ginocchio ancora rotto, altra operazione e mille cattivi pensieri prima dell’incontro con il mago Mariani. Sistemati i legamenti, Kevin è tornato il centrocampista che aveva incantato l’Europa. E che, come sempre capita a chi ha vissuto una disgrazia, aveva bisogno di una scintilla positiva, di una cosa veramente bella per mettersi definitivamente il passato alle spalle. E, diteci, cosa c’è di meglio che una rete nel derby? Un gol cercato, voluto con tutto se stesso, a costo di addobbare un compagno. E la corsa liberatoria verso la sua gente, inseguito (a fatica…) da amici e panchinari, lo sta a testimoniare. Se un gol nel derby non si scorda mai, figuriamoci se sarà mai possibile dimenticare il primo. Un gol pesante, al di là del raddoppio di Nainggolan; una rete che ha spaccato in due la partita portandola dalla parte della Roma. E che ha consentito alla squadra di Luciano Spalletti di restare a meno 4 dalla vetta juventina. Unica nota stonata della sua domenica, l’acqua tirata addosso a Cataldi che ha scatenato una rissa di cui nessuno sentiva assolutamente il bisogno. «Il mio gol? Ho preso la palla e pensavo che Edin fosse in fuorigioco, altrimenti l’avrei lasciata a lui. Invece ho tirato e ho fatto gol. Lui segna in ogni partita, io no… Una rete che dedico a Florenzi, che non ha potuto giocare. E’ brutto vedere la Sud vuota ma i nostri tifosi hanno deciso questo. E’ brutto, ma magari le prossime partite vengono perché abbiamo bisogno di loro. Questa partita è sempre speciale, così come il nostro momento. Per la classifica era importante, non è stata una bella da vedere, abbiamo lottato pur non giocando bene e creando poco ma abbiamo vinto», le parole dell’olandese nel post gara.

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