(A. Serafini) Una contro l’altra, ancora una volta. Negli ultimi tempi però, la sfida tra Juventus e Roma non si è limitata soltanto ai semplici risultati del campo, perché i destini spesso sono stati costretti ad incrociarsi anche nelle segrete stanze delle società. La diplomazia e il feeling mostrato a mezzo stampa nel recente passato hanno infatti mostrato soltanto un lato di una rivalità difficilmente destinata ad esaurirsi. Non c’è dubbio che l’avvento della proprietà americana capitanata da Pallotta abbia trovato idee e punti di contatto sul nuovo andamento del calcio moderno, compreso prima di tanti altri proprio dal presidente bianconero Andrea Agnelli. E non è certo un caso che i pochi colloqui andati in scena tra i due durante i viaggi italiani del numero uno romanista si siano basati soprattutto sulle strategie di marketing, sugli accordi della politica del Palazzo, tra il sostegno ai candidati di Lega Calcio e Figc o sul tema dei diritti televisivi. Ma non è mai tutto oro quello che luccica, soprattutto se nel mezzo si nasconde la lotta per l’egemonia e l’espansione economica del club in Italia e in Europa. Un primato che finora la Juventus ha custodito e incrementato attraverso i numeri di un bilancio, ancora lontano da quelli registrati tra le altre pretendenti dirette: il record di 387,9 milioni fissato nell’ultimo esercizio bianconero non ha fatto altro che ufficializzare la crescita di una distanza non colmabile almeno nel breve periodo. Il primato romanista raggiunto alla chiusura dell’ultimo bilancio (219 milioni di fatturato) ha dimostrato infatti un notevole miglioramento nella programmazione e allo stesso tempo certificato la differenza sostanziale da una società che può godere degli introiti di uno stadio di proprietà.
In attesa che il percorso trovi finalmente notizie confortanti per la realizzazione del nuovo impianto a Tor di Valle, la sana concorrenza tra i due club si è consumata praticamente in ogni altro settore al di fuori del calcio giocato. Basterebbe pensare al mercato, alla disputa portata avanti negli ultimi anni tra Paratici e Sabatini, probabilmente il collega più temuto dal diesse bianconero. A Torino adesso non si staranno certo strappando i capelli per aver perso il confronto a distanza per Iturbe o Destro, ma tante altre situazioni mancate (Manolas, Alisson, Gerson, Paredes soltanto per citare alcuni esempi) hanno comunque lasciato l’amaro in bocca, soprattutto nell’idea di doversi confrontare sempre più spesso contro un temibile avversario in una sorta di continua ‘guerra fredda’ del mercato. O per tornare alla stretta attualità, è bastata la protesta sul ricorso della squalifica di Strootman ad accendere la scintilla a distanza tra l’ad juventino Marotta e il dg giallorosso Baldissoni.
Nel frattempo a Trigoria, Luciano Spalletti è concentrato soltanto sul campo. Oggi il tecnico riceverà le ultime indicazioni da Salah, pronto a tornare in gruppo e a guadagnarsi la possibilità di sedersi inizialmente in panchina. Smaltito il dolore alla caviglia anche per Paredes (crescono le quotazioni di una convocazione in extremis) mentre saranno valutate quotidianamente le condizioni di Totti e Vermaelen, bloccati da sindrome influenzale. Arrivederci al 2017 invece per Bruno Peres: la risonanza magnetica svolta nella giornata di ieri ha escluso lesioni ai legamenti della caviglia. Il ritorno del brasiliano è previsto per la prima gara del nuovo anno, in programma l’8 gennaio a Marassi con il Genoa.