(A. Mauro) Il rumore dei nemici evocato per la prima volta da Josè Mourinho anni fa è uno slogan ancora attuale nel campionato di Serie A e torna a farsi sentire anche dalle parti di Vinovo. Il primo a sdoganarlo fu Antonio Conte nel 2014: «Sentirlo ci esalta, vuol dire che ci siamo guadagnati il rispetto». Stesso concetto, ribadito in altri termini da Andrea Agnelli, pochi giorni fa: «Tutte le forze nemiche giocano contro di noi». Allegri ne individua una in particolare: «In questo momento il nemico numero uno è la Roma, poi ci saranno Bologna e Fiorentina. Tutte le squadre del campionato sono nostre nemiche, a maggior ragione quelle che ci contendono il titolo». Curioso – e forse non casuale – come a poche ore dallo scontro diretto contro i giallorossi presidente e allenatore si riscoprano insieme in trincea, perfettamente allineati a guidare la resistenza bianconera dalla cima della classifica. Nessuna sindrome da accerchiamento, più che altro un riflesso quasi incondizionato. Di chi vince, ed è sempre alla ricerca di nuovi stimoli e avversari con cui confrontarsi, quest’anno (come quasi sempre ultimamente) il nemico designato è la Roma. Che dovrà dimostrare di essere l’antijuve sul campo, per riaprire il campionato. «Uno scontro diretto importante ma ancora non decisivo» lo definisce Allegri, ma sa bene che una vittoria darebbe un segnale importante, forse decisivo al campionato. Per questo non si accontenta: «Un pareggio non mi va bene, sarebbe importante vincere. Per arrivare a Natale in testa alla classifica domani dobbiamo fare risultato». Ecco il secondo obiettivo stagionale dopo gli ottavi di Champions: la Juve vuole arrivare alla sosta prima, con una partita in meno (causa Supercoppa) di Roma e Napoli. Progetto ambizioso ma assolutamente alla portata di un gruppo che dopo cinque scudetti consecutivi non ha esaurito la fame di sempre. Un gruppo che ritrova Pjaca, Dybala e Barzagli tra i convocati, ma tutti e tre sembrano destinati alla panchina. Dubbi che Allegri non scioglie nemmeno nella conferenza di vigilia, così come quello sul sistema di gioco, per non dare vantaggi agli avversari. La guerra è guerra.
STURARO IN RAMPA La tentazione tridente è in difesa con Benatia, Rugani e Chiellini davanti a Buffon. Ma il 4-3-1-2 con Lichtsteiner, Benatia, Chiellini, Alex Sandro in difesa, Khedira, Marchisio, Sturaro a centrocampo e Pjanic a sostegno di Mandzukic e Higuain al momento sembra favorito sul 3-4-1-2 con Rugani. «Barzagli non è sicuro che non parta titolare, ma potrebbe giocare anche Benatia. Andrea sarà recuperato al 100% per il Milan. L’ipotesi a tre dietro ci può stare, deciderò in base a come mi immagino la partita e i cambi». Davanti il punto fermo è il Pipita: «Possono giocare Dybala e Higuain, oppure Higuain con Mandzukic; tutti e tre difficilmente. Paulo si è allenato bene, ma ha giocato poco nelle ultime due partite, anche se è stato determinante col Torino. Gli acquisti più importanti a gennaio saranno lui o Pjaca. Il mercato? La letterina l’ho scritta, vediamo cosa mi portano, chissà se sono stato bravo. Pjanic? Gioca. Contro la Roma è giusto farlo giocare. Ha vissuto 5 anni a Roma, per lui è una partita diversa dalla altre. Sta crescendo sul piano fisico e tecnico». Come vecchi amici Allegri e Spalletti si stimano, si rispettano e si punzecchiano scherzosamente: «La Roma è una squadra tosta. Concede poco rispetto a inizio campionato, crea meno ma è più solida in difesa. Spalletti ha fatto un ottimo lavoro da quando è arrivato, ha cambiato la Roma e la sua mentalità. Come allenatore non si discute, ogni tanto è bravo anche a fare l’attore… Ho un ottimo rapporto con lui».