Da Doha, Qatar, il calcio di A saluta, augura buon Natale e buon anno. Ci si rivede dopo l’Epifania. Ma già nel 2017 avremo il calcio natalizio: nel prossimo campionato si giocherà martedì 26 dicembre (con o senza anticipi?).
Non è una rivoluzione: prima che i calendari li decidessero le tv, erano consuetudine le partite nella settimana tra Natale e Capodanno. Il prossimo passo sarà l’esportazione di un pezzetto di campionato in Asia. «Bisogna ragionare in termini di globalità», dice Maurizio Beretta, numero uno della Lega. «Non si può pensare che paesi che rappresentano la storia, il presente e il futuro del calcio restino nei confini domestici». Il problema è che il presidente federale Tavecchio non è mica tanto d’accordo. Ha garantito un’apertura sul campionato giramondo («Ma dev’esserci un progetto, non può essere un’improvvisata»), ma sulla partita natalizia la pensa in maniera contraria rispetto a Beretta, con cui ieri ha pranzato in Qatar, «anche se l’organizzazione dei campionati è competenza della Lega, io posso al massimo esprimere un’opinione. E in Italia non è come altrove, qui c’è la cristianità: giocate a Ferragosto, a Carnevale, alla Befana, a Capodanno, ma lasciate in pace il Natale». Gli spiegheranno che Santo Stefano può essere un compromesso accettabile. In Lega, il consiglio s’era diviso. I più favorevoli al turno natalizio sono Inter, Juventus e Torino.
I più contrari, Napoli, Lazio e Sampdoria. De Laurentiis e Ferrero hanno anche portato una motivazione: il 26 dicembre la gente va a vedere il cinepanettone, non allo stadio. Si potrebbe risolvere il problema giocando la giornata natalizia in un paese lontano: i qatarini (o i cinesi) allo stadio e noi in salotto, con la partita al posto della tombola. Tanto, dice Tavecchio, «all’italiano piace stare in pantofole, comodo davanti alla tv».