«Sì allo stadio, nei limiti di legge del piano regolatore». E’ questa la frase di Virginia Raggi che è suonata come un colpo basso e inaspettato. Ieri, dopo pranzo – scrive la Gazzetta dello Sport -, nelle telefonate preoccupate di Roma e Parnasi, il Campidoglio ha minimizzato il peso della frase, vendendo l’imminente apertura del tavolo tecnico, cui non parteciperanno assessori, come il gesto distensivo richiesto. Il tavolo «molto velocemente» studierà come e dove intervenire per ridurre quel 20% di cubature, se davvero tagliando il parco fluviale e dirottando i soldi sul potenziamento della Roma-Lido.
Il guaio è nella durata di quel «molto velocemente». «Il tempo stringe – ha ricordato il governatore Zingaretti –, le chiacchiere non bastano più, servono gli atti». E devono arrivare entro due settimane, prima dell’ultima seduta della Conferenza di servizi, fissata al 31 gennaio, quando, solo in presenza degli atti richiesti al Comune (la variante al piano regolatore e lo schema di convenzione urbanistica), la Regione potrà sospendere i lavori e aspettare che l’Assemblea capitolina si esprima.